venerdì 27 dicembre 2013

08/12/13 - 15/12/13 - Ritorno a Chiang Mai e motorbike trip

Parto la mattina presto in direzione Bangkok (once again!), sono di nuovo abbastanza malandato...tanto che quando arrivo alla frontiera ho quasi il timore che mi facciano dei test antimalaria ancora. Va tutto liscio, passo la giornata sul minivan fino a sera, quado finalmente arrivo a Khao San. Ancora una volta resto colpito dalla città anche se in maniera totalmente opposta dalla mia prima visita. Allora rimasi colpito dal suo essere orientale, ora rimango colpito dalle sue autostrade, grattacieli e dal suo essere occidentale rispetto i paesi visitati nell'ultimo mese.
Siccome mi sento superdebole decido di ritentare con un dottore. Finisce che non parla inglese ed è la segretaria a tradurre. Mi vuole fare un'iniezione di zuccheri e vitamine ma rifiuto e opto per semplici pastiglie vitaminiche e tachipirina a cui nei giorni successivi aggiungo un antibiotico anti-sinusite. In Italia non prendo mai niente in genere ma qua devo dire che il fisico è sottoposto a stress abbastanza intensi. La sera passeggio in giro, c'è un sacco di vita, molto più che a ottobre; il grosso dei turisti arriva infatti in questa stagione.
Dopo una notte di meritato riposo passo la giornata a passeggio (in cui noto i casini politici che colpiscono la città in questi giorni) e parto la sera successiva per Chiang Mai, nel nord, again, dove ho appuntamento con qualche amico per sviluppare alcuni piani. Dormo malissimo sul bus che spara aria condizionata a palla..e arrivo la mattina dopo le solite 11 ore a casa di Jesse ed Elana (incontrati precedentemente a Pai e Vientiane), che mi ospitano nel loro appartamento (thank you so much guys :D). Crollo e dormo altre 4 ore.. dopodichè andiamo a fare colazione-pranzo al "Blue Diamond", uno dei migliori posti in città. Mangio di tutto: caffè, cornetto marmellata, omelette con verdure e pancake banana e cioccolata. Spendo un totale ma ne vale la pena.. Per puro caso incontro nel locale anche Charles, uno dei ragazzi di Pai, con cui avevo appuntamento in giornata per discutere il da farsi. Scartiamo l'idea del trekking fai da te nella giungla e decidiamo invece di lanciarci, tempo qualche giorno, in un tour motorizzato di tutto il nord (il loop del cosidetto "golden triangle", chiamato così per l'estesa produzione di oppio presente nella zona).
Passo due giorni in città a rifocillarmi a dovere e riposarmi in casa. Mi sembra di rinascere, un lettone comodo tutto per me e acqua calda nella doccia..una casa vera! Grazie a Jesse ed Elana mi godo tantissimo il posto, mi fanno conoscere il quartiere universitario, davvero una figata e senza i soliti backpackers.. mi introducono inoltre a tanti ragazzi occidentali che come loro vivono qui lavorando un pò da remoto e un pò arrangiandosi. Mi prendo coraggio e decido addirittura di farmi tagliare i capelli da una loro amica finlandese. Sento tanti racconti di chi abita qui, mi incuriosisco parecchio su come sia la vita da espatriato. In definitiva posso dire che si può vivere con 120 euro di affitto (monolocale senza cucina) più i soldi per il cibo, che è di circa 5 euro al giorno se si mangia thai. Fate voi i conti... Inoltre la città è veramente vivibile, non caotica, e grazie all'università c'è anche un clima studentesco interessante. Aggiungete la cultura, la cucina, lo stile di vita rilassato thai, ed il fatto che i dintorni sono fantastici da visitare e potete forse capire il perchè molti giovani si stabiliscono qui. Essere in contatto con chi ha fatto questa scelta mi fa capire che non è poi così complesso se lo si vuole davvero (insomma non è poi il classico sogno-incubo "mollo tutto e scappo"). Da segnalare è il mercatino di cose handmade sempre nel quartiere univ; i prezzi sono molto alti ma il tutto, compresa l'atmosfera chic hipster, mi ricorda molto Bologna..mi sento quasi a casa :D Passo i pomeriggi in giro a cercare vestiti pesanti in vista del prossimo viaggio..il clima qui è differente rispetto al sud; diciamo che è come da noi a fine settembre - inizio ottobre con l'aggiunta del cielo grigio perenne. Compro guanti, berretto, sciarpa e camicia. 

Atmosfera bolognese...
Una serata, per cena, la passo in una pizzeria viste le ottime reviews. Il locale è gestito da un giovane ragazzo thai che quando scopre che sono italiano mi chiede di tutto sulla pizza che ho mangiato...se il pomodoro è troppo dolce, se è sottile al punto giusto, pareri sul formaggio ecc.. La pizza non è male anche se non posso dire che sia la tipica pizza che si trova da noi. Finisce che gli do qualche dritta su un pò di prodotti italici e mi fa assaggiare il tiramisu (ottimo) per capire se è vendibile o se è una ciofeca. E' bello vedere tanto entusiasmo e una costante volontà di migliorarsi nel proprio lavoro...rimaniamo in contatto, chissà che non abbia bisogno di una mano in futuro lol.
Arriva la fatidica giornata della partenza.. Charles è già partito e ci siam dati la punta a Payaho, a circa 3 ore di guida da Chiang Mai. Affitto a tempo indeterminato sto benedetto motorello, un 100cc manuale che mi ricorda un Garelli potenziato con tanto di cestino per la spesa (!). Pensare che devo farci l'intero tour del nord del paese mi fa quasi ridere :P Il primo giorno scorre liscio, freschino ma solo qualche goccia di pioggia. Mi becco a Payaho con Charles come previsto. Il posto mi ricorda un qualche paese sul lago Trasimeno; molto simpatico ma tutto sommato con poca vita. Giorno due partiamo verso nord, sui monti che dividono Laos da Thailandia senza bene in mente di dove andare a finire. 

Aglieah!

Impressioni di settembre
Passiamo qualche ora infelice dentro un supermercato dove imparo come stanno le cose qui: mai andare in un supermercato in Thailandia. I prezzi sono esorbitanti e il cibo è di qualità inferiore (quantomeno a gusto) rispetto quello che si trova in strada. Nei paesi occidentali il supermercato è come un livello intermedio tra consumatore e produttori mentre qui è un canale parallelo; il grosso della gente è collegata direttamente ai prodotti della terra senza passare per intermediari. Superata la disavventura si riparte... non si smette mai di salire; il panorama sui monti è spettacolare. Guidiamo per parecchio, riusciamo a raggiungere prima di sera un paesino abbastanza atrezzato chiamato Phu Chi Fa, quasi 1700m di quota. Il clima è quasi pienamente invernale, di notte fa parecchio freddo mentre di giorno è freschello e umidissimo a causa delle nuvole a bassa quota. Scopriamo che il posto è famoso per i panorami che offre sulle colline circostanti; la sua alta quota permette infatti di osservare un effetto detto "sea of mist", in cui le colline fanno capolino tra il mare di nuvole sottostanti. Scaliamo quindi la vetta, tutto mi ricorda l'Eremo di Carpegna in inverno..lontanissimo da casa eppure così vicino. L'atmosfera è mozzafiato ma ci sono sin troppe nuvole per godersi il panorama.

Eremo di Carpegna o Phu Chi Fa?
No, decisamente non può essere la Carpegna..
E da qui inizio il freddo power
Ripartiamo verso nord; da questo momento in poi il viaggio comincia a essere davvero tosto e freddo a causa delle continue piogge. Arriviamo la sera successiva a Chiang Khong, paese di frontiera in cui ero già passato per andare in Laos. Gli ultimi 20km li facciamo sotto l'acqua battente; una volta arrivati mi rendo conto che l'equipaggiamento è un disastro..ma in un modo o nell'altro riusciamo a rimediare vestiti relativamente asciutti per il giorno successivo. La sera andiamo in un bar con un sacco di Thai su di giri, si unisce a noi un ragazzo che ci offre birre a nastro, tnx mate :)

La follia!
Finalmente pronti verso l'ultima tappa nordica ma manco il tempo di partire che Charles buca la ruota. Rimedio un tuk tuk e carichiamo il motorello su di esso fino al meccanico più vicino. Ci rimediamo di nuovo; partiamo verso il punto più a nord del viaggio: il golden triangle. La strada è una merda, piena di buche e sterrati ma quantomeno costeggia il Mekong. All'arrivo non è che ci sia chissà cosa da vedere: un mini museo dell'oppio e quantomeno una vista sui tre stati, ossia Laos, Myanmar e Thailandia. 

3 nazioni in una foto. We did it!!!
Ci dirigiamo al volo verso Chiang Rai, finalmente a sud. Il tempo tiene botta per un pò anche se mi rendo conto che in questa regione è molto più freddo che a Chiang Mai; il clima sembra quasi come quello illustrato nelle carte da parati dei ristoranti cinesi: cielo plumbeo e nuvole basse. Sulla mappa, a 30 km da Chiang Rai, notiamo una sorgente termale; presi dall'entusiasmo prendiamo la deviazione e ci fermiamo. Effettivamente è una figata, tutto free e acqua strabollente..più che benvenuta dopo giorni e giorni di freddo. Il problema è che, una volta ripartiti, al buio, ci riprendiamo un altro di quegli acquazzoni da far paura..50 km di acqua :( Il fisico ricomincia ad accusare, mi riprendo solo con la zuppa serale. 

White Temple di Chiang Rai. Da rimanerci.
Ultimo giorno di viaggio si ritorna a Chiang Mai; i primi 150 km fatti a manetta visto che il tempo e la strada sono buoni. Ma ecco che quando sei pronto a cantare vittoria, a soli 70 km dall'obiettivo, ti si buca la ruota. Ok... con qualche bestemmia e l'aiuto di un meccanico locale si riparte ma ormai la frittata è fatta. Il tempo si è rifatto nero e, infatti, in cima al valico prendiamo uno sbarello d'acqua. Ci ripariamo nel bosco 15 min, Charles è pessimista e decide di continuare sotto l'acqua battente..io resto sotto l'albero sperando che passi. Insomma ci salutiamo così: con un in bocca al lupo e una pacca sulla spalla! Dopo altri 15 minuti non migliora e decido di partire.. fortunatamente dopo 20 km, a quote più basse il tempo cambia e, grazie al clima mite di Chiang Mai, passo da mollo mollo passo a umido andante. Spingo a manetta il motorello fino a Chiang Mai, non ne posso più, sono allo stremo delle forze :V Chiamo Jesse che fortunatamente è in casa, mi presento da lui completamente mollo per una doccia calda e risistemare lo zaino. Finisco per rimanere con loro un'altra nottata, stare in questa casa è una cura incredibile :) Metto ad asciugare tutti i panni e la sera ne approffittiamo tra l'altro per andare a vedere un incontro di Muay Thai in cui partecipa tra l'altro un tedesco espatriato qui, na macchina da guerra.

Muay
E concludo qui, quasi 1000km sul mitico Garelli...probabilmente risulta un pò noioso da leggere il riassunto di un viaggio del genere. Inoltre si può avere l'impressione che sia stata un'esperienza negativa vista l'acqua presa. In realtà un viaggio del genere ti regala un sacco di libertà, di momenti in cui stare con te stesso, di panorami e di musica polleggiata in cuffia. Il cambio climatico rispetto al sud, per quanto traumatico, non è negativo. Con la testa e con il corpo mi sento più in sintonia con questa sorta di inverno low-power rispetto ai 30-40 gradi del sud.

mercoledì 18 dicembre 2013

03/12/13 - 07/12/13 - Angkor Wat

Oplà! Cerchiamo di farla breve in quanto ho passato 3 giornate su 5 a razzolare tra i monumenti e siccome sono indietrissimo e non mi ricordo i nomi dei templi la taglio corta. 
Partiamo: prima di arrivare a Seam Reap mi fermo una mattinata a Battambang. Non ho il tempo di esplorarla ma fortunatamente trovo un mago in grado di ripararmi gi occhiali. In pratica mi sostituisce alla meno peggio una stanghetta con un'altra tarocca. Prezzo 50 cent good. Riprendo in direzione Seam Reap dove all'arrivo mi ritrovo con Reyhan ed altri ragazzi con cui facciamo presto gruppo: Thi e Jochen. Primo giorno un pò al cazzeggio tra guesthouse, very cheap, e centro. La città devo dire che non mi è piaciuta, il centro è la cosa più turistica mai vai vista, un sacco ristranti overpriced e tanti turisti che si comportanto da tipici farangs..inoltre è pieno di scams: ad esempio il primo giorno un bambino mi implora di comprargli del latte, acconsento ed entriamo insieme in un negozio ma una volta li vuole prendere due barattoloni di latte in polvere nestlè per il costo di 50 euro.. ma siam pazzi? Finisce che mi tira un pugno nello stomaco.. La sera si fa gruppone in ostello e andiamo a mangiare in un ristorante italico non-italico super costoso.. Pizza 4 formaggi e birra 11 dollari, ma siamo strapazzi??? Ho chiuso con il centro ma tuttavia passiamo una bella serata anche se sono cottissimo dal viaggio e dalla malattia. Finiamo la serata nel pub "Angkor What?" in allegria.

Viaggiare in solitaria? Ecco cosa significa :)
Dal giorno successivo iniziamo in 4 l'esplorazione delle rovine. Decidiamo per il biglietto di tre giorni a 40 dollari; costoso ma tutto sommato ne vale la pena anche se 3 giorni si rivelano un pò troppi e 1 giorno (20 euro) sarebbe troppo poco. Il complesso principale di Angkor è a circa 10-15 km dalla città mentre altri complessi sono più distanti e necessitano quindi di mezzo motorizzato per essere raggiunti. I primi due giorni quindi ce li facciamo in tuk tuk a prezzo prefissato; l'autista sembra simpatico anche se è un cazzone..tanto che infatti alla fine mi fa anche incazzare in quanto, il secondo giorno, vuole tornare a casa prima e farci saltare il tramonto dal tempio.
Passiamo al pezzo importante: i monumenti. Innanzitutto la storia: l'impero Khmer, semisconosciuto da noi forse perchè non è durato poi tanti secoli, ha dominato, circa un migliaio di anni fa, per intero l'indocina sottomettendo tutti i popoli vicini (il nome del paese Siem Reap significa infatti "Thai sconfitti" o qualcosa del genere). Angkor era quindi la capitale immensa di questo impero, crollato circa 700 anni fa. Dopo l'abbandono della città tutta l'area è stata fagocitata dalla giungla fino alla sua riscoprta avvenuta un secolo fa. Quello che resta oggi della città sono solo i templi in quanto erano gli unici edifici costruiti in pietra. 
L'impatto che si ha alla vista dei templi "minori" è gia devastante..dire che si rimane a bocca aperta è dire poco. L'immensità dei complessi rende persino il foro romano un'opera quasi modesta (!!), mi rendo infine bene conto del perchè dicono che l'Angkor sia in assoluto uno dei più importanti monumenti al mondo. Ma iniziamo con una prima carrellata di foto.



How big a tree can grow?

Love this feeling
Come si può immaginare camminare tra queste rovine regala una sensazione di alienazione molto particolare. Più vado avanti e più mi rendo conto che l'Angkor non è solo pietra, buona parte della sua bellezza proviene dalla natura. Inizio quindi ad immaginarmi come deve essere stato un paio di secoli fa, immerso completamente nella giungla, e mi chiedo se sia giusto eseguire un restauro che tenta di ricostruire si le pietre nella forma originale eliminando però la componente naturale della giungla se non per i pochi alberi monumentali rimasti. Ovvimanente se ci fosse la giungla non ci sarebbe il turismo di massa ed il complesso sarebbe quindi raggiungibile solo da pochi avventurieri armati di machete e amaca. Sarà una cazzata ma questa opzione la preferirei di gran lunga. Back to the roots.
Dopo questo primo excursus monumentale ritorniamo al discorso cittadino. Quando sono da solo vado spesso a mangiare alla "Vitking House", una sorta di ristorante nella zona universitaria in cui servono parecchia roba vegetariana in stile cinese. I prezzi sono estremamente bassi (meno di 2 dollari per una portata principale), no farangs here, mi fa ridere pensare che sono solo a 500m dal centro. 



Il quarto giorno mi sveglio in coma, sto malissimo, ho la febbricciola da ormai una settimana e una debolezza sfiancante. Decido di saltare la visita ai templi e prendermi giornata libera. Inizio ad andare in paranoia per la questione malaria e decido quindi di andarmi a farmi vedere da un dottore. Mi affido ai tuk tuk ma è una causa persa, il primo mi porta in un centro dove mi voglion fare costosissime analisi.. gli altri mi danno continuamente indicazioni alla cazzo di cane quando gli chiedo dove posso trovare una clinica. Finisco per girarmi il centro da febbricitante per i fatti miei. Alla fine rimedio non una clinica ma un laboratorio analisi, mi convinco a fare Malaria e Dengue a 17 dollari..fortunatamente entrambe negative. Alla fine si rivelerà solo una banale ma pesante influenza che non se ne vuole andare a causa dei continui spostamenti che spesso mi impongo!!! Ah dimenticavo, finalmente ho fotografato una particolarità tutta cambogiana..cioè quella di tappezzare le strade dell'intero stato con cartelli politici del partito socialista. Come dire se non hai la tv un modo per entrarti in testa lo troviam lo stesso!!!

Engels, Marx e Lenin in versione cambogiana. When Pol Pot is not enough.
Saluto i ragazzi che se ne vanno tutti in Vietnam mentre io resto un giorno in più per finire la visita ai templi. Sto giro mi sento meglio e vado deciso affittando una bici, una merda di bici. Finisco praticamente le energie pedalando e mi ritrovo il pomeriggio a dormire sopra le pietre dei monumenti..non che questi si lamentino particolarmente. Dedico questa giornata ai due monumeti principali: Angkor Wat e Bayon. Anghkor Wat è MASSIVO da far paura. Grande quanto uno stadio e completamente in pietra, diviso su più livelli, è impressionante.. tuttavia non è il mio tempio preferito, troppa componente umana e troppo poca nature. Discorso diverso per Bayon..il tempio è molto più piccolo ma è al centro di tutto il complesso, probabilmente il più significativo tra quelli visitati. Ci sono decine e decine di facce giganti che guardano in ogni direzione.. la sensazione di imperscrutabilità e mistero che questa roccia trasmette è notevole.


Angkor What?
Massivo..
Faccione

Chiudo qui il discorso! Questo è l'ultimo aggiornamento dalla Cambogia, dopodichè si torna in Thailand. Dopo due mesi di hardcore traveling sono abbastanza sfinito.. e sinceramente dopo un pò di tempo tutto questo perde un pò il senso. Ho veramente bisogno di trovare una nuova dimensione del viaggio. Decido di dedicare quindi il prossimo mese a qualcosa di diverso..ancora da inquadrare anche se ho in mente diverse cose che vorrei sperimentare. A presto.

giovedì 12 dicembre 2013

27/11/13 - 02/12/13 - Sihanoukville e Koh Rong

Merda se sono rimasto indietro... 10 giorni di malattia mi hanno stroncato dalla voglia di scrivere :S Di conseguenza i prossimi due interventi sul blog saranno abbastanza brevi hehe. Ma cominciamo da dov'ero rimasto!
Il 27 novembre saluto Rey e lascio Kampot con direzione Sihanoukville, la capitale dei divertimenti della Cambogia. Il nome della città deriva dal nome del penultimo re, Sihanouk appunto, che durante gli anni 60 ha governato in un periodo relativemente dorato per la Cambogia. Sto re tuttavia è famoso più per essersi dedicato alla produzione di film come regista e attore che come politico. Una sorta di Nerone in versione moderna insomma... Della città si può dire che è l'esatto opposto di Kampot: caotica e superturistica. Nota positiva è nell'ostello che, nonostante sia abbastanza party place, costa davvero poco ed è super organizzato con piscina compresa. In particolare ci sono 4-5 diversi ristoranti connessi con l'ostello che costano davvero pochissimo, con 2 euro si mangia alla grande e pure la birra alla spina costa solo 20 cent! Una sera tento anche il ristorante italiano Marco Polo su consiglio della Lonely Planet, il risultato è la pizza più buona mai mangiata qui in asia per fortuna!
Resto in città un paio di notti, il tempo di dare una chance a questo posto..ma non ce la può fare.. tanto per dire.. oltre alla presenza diffusa di russi (che insieme agli italiani formano un indicatore sulla qualità turistica di un posto..) una sera mi vedo pure un sessantenne limonare con due ragazze alla volta; wow, da rimanerci basiti :V Una mattinata la passo in giro in bici (che si buca) verso il mercato cittadino. Devo dire che questo è il mercato, tratutti quelli visitati, in cui gli odori raggiungono livelli più estremi, quasi da svenimento. Tra l'altro un pesce di mezzo metro decide pure di saltarmi addosso lol. Il resto del giorno lo trascorro invece camminando fino la lontana Otres beach, l'unica che si salva della città! Il posto è molto isolato e mi rilasso alla grande facendo un bagno sotto la pioggia.

Porceddu. Passa la voglia di fare i carnivori?
Avendone abbastanza di questa città proseguo per la destinazione naturale da questo posto: l'isola di Koh Rong, a 2-3 ore di barca dalla costa.

U je ad lavurè ma chè
Appena avvisto l'isola penso di essere di fronte ad una seconda Koh Tao, simile di dimensioni, ma in realtà scopro ben presto che a parte i 200m di spiaggia vicino all'approdo il resto dell'isola è totalmente selvaggia. Il "paesino", se così vogliamo chiamarlo è suddiviso tra la zona degli abitanti locali e quella delle guesthouse/bungalows. Non ci sono strade (ne scooter ne bici ne niente), si cammina sulla battigia per andare da un posto all'altro. Altri segni particolari: il wifi è molto debole, l'acqua calda assente su tutta l'isola e l'elettricità è presente solo durante alcune ore del giorno.

Main road
Mi sistemo in una camera condivisa, siamo io, Jeff (from Canada), Tyler (from Florida) e un piccolo sorcio che ci tiene compagnia. Vivendo sulla spiaggia è praticamente impossibile tenere pulita la stanza, siamo totalmente invasi dalla sabbia ovunque. Il tempo di buttare giù lo zaino e mi dirigo subito nell'entroterra tramite il principale sentiero dell'isola che porta sul lato ovest, a Long Beach. Il sentiero, fatto in ciabatte, si rivela abbastanza arduo.. in particolare nella parte finale in cui è presente una bella via ferrata (al ritorno mi becco il temporale e diventa una bella sfida tornare indietro a piedi nudi). L'isola da questo lato è qualcosa di incredibile, la spiaggia è di sicuro la più bella che abbia mai visto durante questo viaggio (e forse anche della mia vita). In pratica sono di fronte alla classica spiaggia da cartolina con sabbia bianca e acqua cristallina con fondale basso. Visto che le poche persone presenti stanno vicino all'imbocco del sentiero mi ritrovo kilometri e kilometri di spiaggia tutta per me, mi sembra quasi uno spreco non poterla condividere con nessuno. Vado di snorkeling sotto la pioggia ma il fondale non si rivela all'altezza della spiaggia. 


In questi giorni mi godo veramente la solitudine che quest'isola regala..è diverso tempo che sento il bisogno di passare un pò di tempo da solo e l'occasione a quanto pare è venuta da se. Le uniche persone con cui ho rapporti umani sono i miei coinquilini, smetto pure di uscire la sera. Mi mangio le mani solo per non avere un'amaca con me, avrei potuto dormire in spiaggia tranquillamente e risparmiare i 5 dollari della guesthouse. A cena di solito mi rifugio in una sorta di ristorante italico (scusate ma mi manca troppo la cucina..) dove fanno una pasta veramente buona considerato che è gestito da gente del posto! 
Il secondo giorno decido di percorrere tutta la costa dal paesino fino dove è possibile camminare. Pure questa spiaggia non è male: giudicate voi.


Scrutando l'isoletta all'orizzonte non riesco a trattenermi...decido che in un modo o nell'altro devo tentare la traversata anche se è abbastanza lontana. Tempo neanche 10 minuti dopo la partenza che sento chiamare da una barca ormeggiata nelle vicinanze. Un gruppo di pescatori locali mi invita a salire a bordo! Li per li sono un pò indeciso, da un lato c'è il classico muro della diffidenza, che si ripresenta ogni qualvolta si deve uscire dalla propria zona di comfort, dall'altro c'è la grande curiosità di vedere cosa succede. Ovviamente salgo, se dovessi vivere in base al comfort non sarei nemmeno in questo viaggio. Mi accorgo che qui sulla barca è lunch time, mi invitano subito a mangiare con loro del pesce ma inizialmente tento di declinare essendo vegetariano. Tuttavia mi rendo conto che rifiutare del cibo, in molte culture, è vista come una cosa molto grave da parte di un ospite. Metto da parte tutti i miei timori, per la prima volta in due anni (escluso un pranzo di lavoro) mi ritrovo ad applicare l'unica eccezione al vegetarianesimo che mi sembra logica: quella dell'ospitalità appunto (se ci fosse stata la possibilità di mangiare qualcosa di vegetariano avrei evitato tuttavia il pesce). Mi ritrovo dopo 5 minuti a mangiare gamberi e canocchie crudi (mai fatto in vita mia!) da immergere in una salsa a base di peperoncini. Iniziamo pure a trincare una birra dietro l'altra...il pomeriggio passa veloce, dopo il pesce crudo passiamo a quello bollito ed infine a delle seppioline in padella, il tutto cucinato senza condimenti in maniera molto verace. Più che un pasto questo è un rito. E' difficile raccontare l'insieme di sensazioni provate: l'energia vitale del pesce crudo, l'odore e il rumore del mare sotto i piedi, l'euforia della birra, la curiosità reciproca di persone provenienti da mondi completamente differenti. Questa è stata probabilmente l'esperienza più intensa del viaggio. Mi rendo conto di essere molto fortunato ad averla vissuta; la grande maggioranza dei backpacker difficilmente esce dai soliti schemi, dalle solite tappe e dal circondarsi di ristoranti e amici occidentali. 

AYE CAPTAIN, thank you for everything, i will never forget you and your crew!
Torno indietro con alcuni dei pescatori, in particolare a sinistra abbiamo "l'interprete" e al centro "il padre del captain" (60 anni minimo o_o)
Voglio approfondire il concetto introdotto: l'essere abitudinari è comprensibile e condiviso spesso anche da me; tuttavia mi rendo conto che i migliori momenti del viaggio sono quelli che nascono dagli imprevisti, e l'essere da solo aiuta non poco a sforzarti di uscire dalla tua zona di comfort. Quello che non mi stuferò mai di ripetere in patria è che molti viaggiatori, solitari e non, sono persone normalissime, spesso molto giovani, mediamente abitudinarie e persino schizzinose. Insomma.. non sono circondato da folle di Indiana Jones in erba. Questo per sottolineare che, al contrario di quello che si pensa in Italia, affrontare un viaggio del genere è una cosa NORMALISSIMA, priva di rischi (a meno che non si ce li vada a cercare), per le persone provenienti da qualsiasi altro paese occidentale escluso il nostro. Parlando di questa "questione italiana" con varie persone sono giunto a conclusione che i principali motivi alla base di questa differenza siano almeno due: la famiglia/le radici e l'idea legata al lavoro tradizionale. Punto primo: che la famiglia in Italia sia centrale lo sappiamo tutti, durante la nostra vita rimaniamo spesso molto legati al nostro territorio e ai nostri cari..ci è molto difficile ripartire da zero in un luogo diverso (l'ho provato di persona); parlate con un tedesco e vedrete che tendenza all'individualismo spinto che hanno loro. Questo nostro attaccamento di per se io la vedo come una cosa molto bella; io amo l'Italia, le mie radici e le mie tradizioni e preferisco di gran lunga il nostro modello a quello nordeuropeo/americano.. semplicemente ci rende meno propensi ai grossi spostamenti. Punto secondo: il lavoro, e qui ovviamente c'è da sparare a zero su tutto. Mentre tutto l'occidente ormai si è mosso verso un modello di lavoro flessibile, in cui cambiare carriera, prendersi dei momenti di crescita personale (come un lungo viaggio) dopo gli studi o il soldato, sono cose normali e anzi incoraggiate dalla famiglia stessa, che spesso ai giovincelli finanzia pure il viaggio stesso (!), in Italia tale modello flessibile ha fallito..ed è degenerato in precariato con tutte le conseguenze che una società in crisi come la nostra comporta: sfruttamenti, licenziamenti, orari e ferie del cazzo, pensione assente. Un lungo viaggio è visto dalle vecchie generazioni ancora come una perdita di tempo, un buco sul curriculum, una cosa da svitati, e questo è molto triste considerato che per tanti resta comunque un sogno. Queste condizioni rendono questo tipo di esperienza una cosa ai limiti dell'irrealizzabile, di cui quasi tocca aver coraggio manco ti stessi sposando, quando per tutti gli altri occidentali è una cosa normalissima non avendo paletti di questo tipo..e si stupiscono non poco della quasi totale assenza di italiani. Scusate lo sfogo.............ma veramente, più parlo con persone da altri stati e più mi viene il nervoso a sentire come funziona da loro! E se pensate che io sia uno snob del cazzo potete anche andare a fare in culo senza troppi complimenti. Un conto è doversi adattare per forza di cose, un altro è supportare la mentalità italiana malata del lavoro.
Ma torniamo a noi!!! La prossima avventura sulla checklist è raggiungere una fantomatica cascata dall'altre parte dell'isola. Mi metto in marcia scalzo (ciabatte rubate) ma, questo giro, dopo avere visto un cartello che mostra come sull'isola ci siano 6 razze di serpenti mortali e che in caso di morso si hanno solo poche ore per tornare sulla terraferma, mi cago un pò addosso quando sento un rumore strano da un cespuglio. Decido che il gioco non vale la candela e torno indietro. Da questo momento in poi inizio ad averne abbastanza dell'ambiente isolano; il posto è si un paradiso ma non mi ci vedo molto in questo momento su un'isola semideserta in quanto manca tutta la ricchezza culturale che il continente ti offre. Tuttavia il mio consiglio è: se cercate un'isola deserta per le ferie e siete di poche pretese questo è il posto giusto. L'isolamento cambogiano causato da dittature e guerre ha preservato l'ambiente allo stato brado. Non si può nemmeno fare un paragone con le isole che ho visto in Thailandia, ormai giunte ad un livello di turismo quasi eccessivo.
Pianifico per il giorno dopo il ritorno sulla terraferma. Tra l'altro inizio pure a sentirmi debole e febbricitante.. Il mattino mi sveglio con il mare totalmente in tempesta ma non ci do troppo peso.

Poco vento insomma...
La traversata è invece un pugno in faccia: 3 ore in un barchino tra cavalloni parecchio alti. La gente inizia a vomitare e già dopo 10 minuti sono tutti totalmente fradici con i giubbotti di salvataggio addosso lol. Devo dire che non ho mai visto onde così. Purtroppo non ho foto in quanto tra acqua da ogni parte, nausea e febbre il mio unico pensiero era "ma chi cazzo me l'ha fatto fare?".
Sbarcato a Sihanoukville stranamente mi riprendo (ho cantato vittoria troppo presto). Ne approfitto per fare una checklist delle cose da sistemare:

- Occhiali da sole rotti
- Ciabatte rubate
- Scarpe con la suola che si inizia a staccare
- Ipod morto totalmente
- Pantaloni corti bucati ma ricuciti a mano (tnx Cyn :D)
- Costume bucato 

Con un tuk tuk giro un pò e rimedio addirittura un lettore mp3 samsung vecio ma mica male per 20 dollarozzi. Bella li!! Chiudo la giornata prendendo uno sleeping bus direzione Seam Reap, dove mi aspettano le rovine di Angkor. Sti bus sono progettati per viaggiare più o meno stesi ma forse come altezza media hanno considerato un bambino. MAH! Mi faccio 11 ore ranicchiato alla meno peggio.
A presto.