giovedì 12 dicembre 2013

27/11/13 - 02/12/13 - Sihanoukville e Koh Rong

Merda se sono rimasto indietro... 10 giorni di malattia mi hanno stroncato dalla voglia di scrivere :S Di conseguenza i prossimi due interventi sul blog saranno abbastanza brevi hehe. Ma cominciamo da dov'ero rimasto!
Il 27 novembre saluto Rey e lascio Kampot con direzione Sihanoukville, la capitale dei divertimenti della Cambogia. Il nome della città deriva dal nome del penultimo re, Sihanouk appunto, che durante gli anni 60 ha governato in un periodo relativemente dorato per la Cambogia. Sto re tuttavia è famoso più per essersi dedicato alla produzione di film come regista e attore che come politico. Una sorta di Nerone in versione moderna insomma... Della città si può dire che è l'esatto opposto di Kampot: caotica e superturistica. Nota positiva è nell'ostello che, nonostante sia abbastanza party place, costa davvero poco ed è super organizzato con piscina compresa. In particolare ci sono 4-5 diversi ristoranti connessi con l'ostello che costano davvero pochissimo, con 2 euro si mangia alla grande e pure la birra alla spina costa solo 20 cent! Una sera tento anche il ristorante italiano Marco Polo su consiglio della Lonely Planet, il risultato è la pizza più buona mai mangiata qui in asia per fortuna!
Resto in città un paio di notti, il tempo di dare una chance a questo posto..ma non ce la può fare.. tanto per dire.. oltre alla presenza diffusa di russi (che insieme agli italiani formano un indicatore sulla qualità turistica di un posto..) una sera mi vedo pure un sessantenne limonare con due ragazze alla volta; wow, da rimanerci basiti :V Una mattinata la passo in giro in bici (che si buca) verso il mercato cittadino. Devo dire che questo è il mercato, tratutti quelli visitati, in cui gli odori raggiungono livelli più estremi, quasi da svenimento. Tra l'altro un pesce di mezzo metro decide pure di saltarmi addosso lol. Il resto del giorno lo trascorro invece camminando fino la lontana Otres beach, l'unica che si salva della città! Il posto è molto isolato e mi rilasso alla grande facendo un bagno sotto la pioggia.

Porceddu. Passa la voglia di fare i carnivori?
Avendone abbastanza di questa città proseguo per la destinazione naturale da questo posto: l'isola di Koh Rong, a 2-3 ore di barca dalla costa.

U je ad lavurè ma chè
Appena avvisto l'isola penso di essere di fronte ad una seconda Koh Tao, simile di dimensioni, ma in realtà scopro ben presto che a parte i 200m di spiaggia vicino all'approdo il resto dell'isola è totalmente selvaggia. Il "paesino", se così vogliamo chiamarlo è suddiviso tra la zona degli abitanti locali e quella delle guesthouse/bungalows. Non ci sono strade (ne scooter ne bici ne niente), si cammina sulla battigia per andare da un posto all'altro. Altri segni particolari: il wifi è molto debole, l'acqua calda assente su tutta l'isola e l'elettricità è presente solo durante alcune ore del giorno.

Main road
Mi sistemo in una camera condivisa, siamo io, Jeff (from Canada), Tyler (from Florida) e un piccolo sorcio che ci tiene compagnia. Vivendo sulla spiaggia è praticamente impossibile tenere pulita la stanza, siamo totalmente invasi dalla sabbia ovunque. Il tempo di buttare giù lo zaino e mi dirigo subito nell'entroterra tramite il principale sentiero dell'isola che porta sul lato ovest, a Long Beach. Il sentiero, fatto in ciabatte, si rivela abbastanza arduo.. in particolare nella parte finale in cui è presente una bella via ferrata (al ritorno mi becco il temporale e diventa una bella sfida tornare indietro a piedi nudi). L'isola da questo lato è qualcosa di incredibile, la spiaggia è di sicuro la più bella che abbia mai visto durante questo viaggio (e forse anche della mia vita). In pratica sono di fronte alla classica spiaggia da cartolina con sabbia bianca e acqua cristallina con fondale basso. Visto che le poche persone presenti stanno vicino all'imbocco del sentiero mi ritrovo kilometri e kilometri di spiaggia tutta per me, mi sembra quasi uno spreco non poterla condividere con nessuno. Vado di snorkeling sotto la pioggia ma il fondale non si rivela all'altezza della spiaggia. 


In questi giorni mi godo veramente la solitudine che quest'isola regala..è diverso tempo che sento il bisogno di passare un pò di tempo da solo e l'occasione a quanto pare è venuta da se. Le uniche persone con cui ho rapporti umani sono i miei coinquilini, smetto pure di uscire la sera. Mi mangio le mani solo per non avere un'amaca con me, avrei potuto dormire in spiaggia tranquillamente e risparmiare i 5 dollari della guesthouse. A cena di solito mi rifugio in una sorta di ristorante italico (scusate ma mi manca troppo la cucina..) dove fanno una pasta veramente buona considerato che è gestito da gente del posto! 
Il secondo giorno decido di percorrere tutta la costa dal paesino fino dove è possibile camminare. Pure questa spiaggia non è male: giudicate voi.


Scrutando l'isoletta all'orizzonte non riesco a trattenermi...decido che in un modo o nell'altro devo tentare la traversata anche se è abbastanza lontana. Tempo neanche 10 minuti dopo la partenza che sento chiamare da una barca ormeggiata nelle vicinanze. Un gruppo di pescatori locali mi invita a salire a bordo! Li per li sono un pò indeciso, da un lato c'è il classico muro della diffidenza, che si ripresenta ogni qualvolta si deve uscire dalla propria zona di comfort, dall'altro c'è la grande curiosità di vedere cosa succede. Ovviamente salgo, se dovessi vivere in base al comfort non sarei nemmeno in questo viaggio. Mi accorgo che qui sulla barca è lunch time, mi invitano subito a mangiare con loro del pesce ma inizialmente tento di declinare essendo vegetariano. Tuttavia mi rendo conto che rifiutare del cibo, in molte culture, è vista come una cosa molto grave da parte di un ospite. Metto da parte tutti i miei timori, per la prima volta in due anni (escluso un pranzo di lavoro) mi ritrovo ad applicare l'unica eccezione al vegetarianesimo che mi sembra logica: quella dell'ospitalità appunto (se ci fosse stata la possibilità di mangiare qualcosa di vegetariano avrei evitato tuttavia il pesce). Mi ritrovo dopo 5 minuti a mangiare gamberi e canocchie crudi (mai fatto in vita mia!) da immergere in una salsa a base di peperoncini. Iniziamo pure a trincare una birra dietro l'altra...il pomeriggio passa veloce, dopo il pesce crudo passiamo a quello bollito ed infine a delle seppioline in padella, il tutto cucinato senza condimenti in maniera molto verace. Più che un pasto questo è un rito. E' difficile raccontare l'insieme di sensazioni provate: l'energia vitale del pesce crudo, l'odore e il rumore del mare sotto i piedi, l'euforia della birra, la curiosità reciproca di persone provenienti da mondi completamente differenti. Questa è stata probabilmente l'esperienza più intensa del viaggio. Mi rendo conto di essere molto fortunato ad averla vissuta; la grande maggioranza dei backpacker difficilmente esce dai soliti schemi, dalle solite tappe e dal circondarsi di ristoranti e amici occidentali. 

AYE CAPTAIN, thank you for everything, i will never forget you and your crew!
Torno indietro con alcuni dei pescatori, in particolare a sinistra abbiamo "l'interprete" e al centro "il padre del captain" (60 anni minimo o_o)
Voglio approfondire il concetto introdotto: l'essere abitudinari è comprensibile e condiviso spesso anche da me; tuttavia mi rendo conto che i migliori momenti del viaggio sono quelli che nascono dagli imprevisti, e l'essere da solo aiuta non poco a sforzarti di uscire dalla tua zona di comfort. Quello che non mi stuferò mai di ripetere in patria è che molti viaggiatori, solitari e non, sono persone normalissime, spesso molto giovani, mediamente abitudinarie e persino schizzinose. Insomma.. non sono circondato da folle di Indiana Jones in erba. Questo per sottolineare che, al contrario di quello che si pensa in Italia, affrontare un viaggio del genere è una cosa NORMALISSIMA, priva di rischi (a meno che non si ce li vada a cercare), per le persone provenienti da qualsiasi altro paese occidentale escluso il nostro. Parlando di questa "questione italiana" con varie persone sono giunto a conclusione che i principali motivi alla base di questa differenza siano almeno due: la famiglia/le radici e l'idea legata al lavoro tradizionale. Punto primo: che la famiglia in Italia sia centrale lo sappiamo tutti, durante la nostra vita rimaniamo spesso molto legati al nostro territorio e ai nostri cari..ci è molto difficile ripartire da zero in un luogo diverso (l'ho provato di persona); parlate con un tedesco e vedrete che tendenza all'individualismo spinto che hanno loro. Questo nostro attaccamento di per se io la vedo come una cosa molto bella; io amo l'Italia, le mie radici e le mie tradizioni e preferisco di gran lunga il nostro modello a quello nordeuropeo/americano.. semplicemente ci rende meno propensi ai grossi spostamenti. Punto secondo: il lavoro, e qui ovviamente c'è da sparare a zero su tutto. Mentre tutto l'occidente ormai si è mosso verso un modello di lavoro flessibile, in cui cambiare carriera, prendersi dei momenti di crescita personale (come un lungo viaggio) dopo gli studi o il soldato, sono cose normali e anzi incoraggiate dalla famiglia stessa, che spesso ai giovincelli finanzia pure il viaggio stesso (!), in Italia tale modello flessibile ha fallito..ed è degenerato in precariato con tutte le conseguenze che una società in crisi come la nostra comporta: sfruttamenti, licenziamenti, orari e ferie del cazzo, pensione assente. Un lungo viaggio è visto dalle vecchie generazioni ancora come una perdita di tempo, un buco sul curriculum, una cosa da svitati, e questo è molto triste considerato che per tanti resta comunque un sogno. Queste condizioni rendono questo tipo di esperienza una cosa ai limiti dell'irrealizzabile, di cui quasi tocca aver coraggio manco ti stessi sposando, quando per tutti gli altri occidentali è una cosa normalissima non avendo paletti di questo tipo..e si stupiscono non poco della quasi totale assenza di italiani. Scusate lo sfogo.............ma veramente, più parlo con persone da altri stati e più mi viene il nervoso a sentire come funziona da loro! E se pensate che io sia uno snob del cazzo potete anche andare a fare in culo senza troppi complimenti. Un conto è doversi adattare per forza di cose, un altro è supportare la mentalità italiana malata del lavoro.
Ma torniamo a noi!!! La prossima avventura sulla checklist è raggiungere una fantomatica cascata dall'altre parte dell'isola. Mi metto in marcia scalzo (ciabatte rubate) ma, questo giro, dopo avere visto un cartello che mostra come sull'isola ci siano 6 razze di serpenti mortali e che in caso di morso si hanno solo poche ore per tornare sulla terraferma, mi cago un pò addosso quando sento un rumore strano da un cespuglio. Decido che il gioco non vale la candela e torno indietro. Da questo momento in poi inizio ad averne abbastanza dell'ambiente isolano; il posto è si un paradiso ma non mi ci vedo molto in questo momento su un'isola semideserta in quanto manca tutta la ricchezza culturale che il continente ti offre. Tuttavia il mio consiglio è: se cercate un'isola deserta per le ferie e siete di poche pretese questo è il posto giusto. L'isolamento cambogiano causato da dittature e guerre ha preservato l'ambiente allo stato brado. Non si può nemmeno fare un paragone con le isole che ho visto in Thailandia, ormai giunte ad un livello di turismo quasi eccessivo.
Pianifico per il giorno dopo il ritorno sulla terraferma. Tra l'altro inizio pure a sentirmi debole e febbricitante.. Il mattino mi sveglio con il mare totalmente in tempesta ma non ci do troppo peso.

Poco vento insomma...
La traversata è invece un pugno in faccia: 3 ore in un barchino tra cavalloni parecchio alti. La gente inizia a vomitare e già dopo 10 minuti sono tutti totalmente fradici con i giubbotti di salvataggio addosso lol. Devo dire che non ho mai visto onde così. Purtroppo non ho foto in quanto tra acqua da ogni parte, nausea e febbre il mio unico pensiero era "ma chi cazzo me l'ha fatto fare?".
Sbarcato a Sihanoukville stranamente mi riprendo (ho cantato vittoria troppo presto). Ne approfitto per fare una checklist delle cose da sistemare:

- Occhiali da sole rotti
- Ciabatte rubate
- Scarpe con la suola che si inizia a staccare
- Ipod morto totalmente
- Pantaloni corti bucati ma ricuciti a mano (tnx Cyn :D)
- Costume bucato 

Con un tuk tuk giro un pò e rimedio addirittura un lettore mp3 samsung vecio ma mica male per 20 dollarozzi. Bella li!! Chiudo la giornata prendendo uno sleeping bus direzione Seam Reap, dove mi aspettano le rovine di Angkor. Sti bus sono progettati per viaggiare più o meno stesi ma forse come altezza media hanno considerato un bambino. MAH! Mi faccio 11 ore ranicchiato alla meno peggio.
A presto.

1 commento:

  1. Ogni volta che leggo una tua...mmmm...come si dice,...bloggata??? Vorrei risponderti a tutto! Lo faremo quando torni! Solo una cosa...i viaggi migliori sono quelli con pochissssse cose programmate, e con la voglia di scoprire e conoscere la cultura che ci ospita, non rinchiudersi tra occidentali....buon viaggio ceceeee

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