venerdì 28 marzo 2014

15/02/14 - 01/03/14 - Himalayan Farm Project

Lascio Rishikesh di sera. Sul bus per la stazione incontro un ragazzo indiano che mi attacca bottone. Parlando del più e del meno mi spiega di essere di religione cattolica.. abbastanza particolare direi per il posto, per cui la curiosità è reciproca. Andiamo in station ad Haridwar insieme, il ragazzo mi paga ticket e the. Mi racconta come sia la vita qui per la minuscola comunità cristiana e le difficoltà che si trovano ad affrontare quotidianamente a causa degli attriti con le altre comunità. Credo sia una sorta di seminarista, mi dice come vari ragazzi lo chiamino (anche di sera o notte) per chiedere consiglio su problemi di ogni genere (e lui va a trovarli). Io dal canto mio gli faccio il parallelo con la situazione italiana, in cui la religione è vissuta, secondo me, per la stragrande maggioranza della popolazione, in modo distaccato e superficiale. Rimango molto colpito dai suoi racconti, mi rendo ben conto di come i nostri mondi siano agli antipodi (è anche difficile da spiegare..) e, dopo molti anni, per la prima volta, mi ritrovo a guardare da una prospettiva completamente differente quella che in teoria è la religione attuale della mia terra. Finisce che mi regala persino un rosario, che conservo con rispetto. In cambio io gli lascio un santino di Madre Teresa che avevo preso a Calcutta per mia nonna (!!). Mi mostra foto di matrimoni di suoi amici, mi invita a Delhi a cena ed a trovare la sua comunità, credo voglia fare un incontro di scambio culturale con dei ragazzi ecc ecc. Tutto sommato sono curioso ed interessato..in fin dei conti ogni esperienza fatta con persone locali è rimasta segnata profondamente dentro di me. Ci scambiamo i numeri e gli prometto di passare appena mi ritrovo a Delhi.. (..invece finisce che perdo il cellulare settimane dopo e quindi salta tutto). A pensare alla situazione ora mi viene da ridere: io, proveniente dal paese in cui la cristianità ha forgiato la storia e le persone degli ultimi 2000 anni, vengo "evangelizzato" da un ragazzo proveniente da un paese orientale a fortissima tradizione propria come l'India... Fatto sta che è stata una delle esperienze più particolari sotto questo punto di vista.

Il rosario

Mi infilo sul night train, che con un viaggettino tranquillo mi porta a Katgodam, un paesino minuscolo nei pressi del Nepal. Da li, seguendo le indicazioni del sito, mi faccio smollare da un bus nel mezzo della giungla... Carico di zaini e chitarra mi dirigo lungo il sentiero che porta verso questa famosa fattoria di permacultura, la "Himalayan farm project". 40 minuti di camminata dicevano..mi ritrovo a pascolare in un sentiero ripidissimo per due ore invece carico come un mulo!!! Sti cazzi! Convinto di essermi perso raggiungo invece la meta..sono devastato!

Il cammino di santiago...

Finally..
La farm è composta da due strutture principali: un casolare ultracentenario che cade a pezzi (camerate), ed un edificio in argilla costruito dai volontari stessi (cucina e spazio comune). Il resto è tutta vita all'aperto nei campi terrazzati (non che gli edifici siano spazi realmente al chiuso...). L'acqua arriva fresca da una fonte vicina, quindi, per la prima volta in India, si può bere diretto dal lavandino. Ci si lava col secchio con acqua gelida, il che ti scoraggia dal lavarti in questa stagione.. L'elettricità è fornita da un pannello solare che va solo quando il tempo è ovviamente bello..e comunque va usata il minimo indispensabile perchè si consuma easy. I cessi sono dei buchi in una piattaforma, gli "scarti" vengono trasformati, mescolati insieme a cenere e foglie secche in compost per i campi. Non c'è praticamente spreco in tutta la fattoria.. in 15 produciamo meno rifiuti di una persona che vive in città.
Con mia sorpresa mi viene detto che questa zona pullula di animali selvatici essendo un corridoio per la fauna. In particolare mi dicono c'è un cazzo di leopardo che vive 2-3 km più a monte, tra una grotta e i resti di un edificio. Inizialmente penso che mi prendano per il culo..ma poi mi rendo conto che così non è...la stalla, una stanza sotto la camerata è infatti vuota da alcuni mesi in quanto la mucca e il vitello sono stati uccisi di giorno dal leopardo. Mi cambia completamente la prospettiva della foresta intorno, che all'improvviso mi sembra più tetra e pericolosa. Non riuscirò più a camminare troppo tranquillamente qui; per la prima volta in vita mia mi sento una preda.......... In realtà dopo un pò ci si abitua a tutto, anche a questa situazione..ma di base è vietato uscire dopo il tramonto dal perimetro della farm ed è sempre meglio muoversi in gruppo quando si decide di andare in direzione monte. Devo dire che molti dei ragazzi se ne sono sempre sbattuti; alcuni dormono in terrazzo o in tenda sul monte nonostante il freddo.
PS: l'isolamento è totale.

Living in the woods
L'erba cresce selvaggia tutt'intorno la fattoria...
My shared room...un casino.
Sono venuto in questa farm per capire, ancora una volta, se alcuni dei grilli che avevo per la testa fossero solo grilli o qualcosa di più concreto. In particolare nella farm precedente in Thai non ho lavorato tanto se escludo la cucina..quindi vorrei capire se è una cosa che mi può piacere o meno.
Ma passiamo un pò alle dinamiche. Gli altri ragazzi qui presenti sono quasi tutti long-term volounteers..ossia sono qui da mesi e mesi, alcuni anche da anni..abbracciando questo progetto come stile di vita. Tutti vegetariani, tutti legati a movimenti o ambienti culturali "alternativi" e via dicendo. A livello di nazionalità ci sono tre macrogruppi: german, english e indian. Il lavoro è suddiviso in progetti a lungo termine quali pavimentazione, stesura mappa, preparazione pre-monsone, ricostruzione del tetto, .. compiti quotidiani "di gruppo" divisi a loro volta in 4 settori a rotazione: cucinare, pulizia cucina, watering dei campi, pulizia cessi e raccolta foglie. Oltre tutto ciò c'è ovviamente da prendersi cura dei campi, il lavoro principale consiste nello strappare le erbacce e preparare nuovi campi. Lavorare nei campi è abbastanza rilassante, si sta in gruppo, si canta e si chiacchera tanto. Sto bene in particolare con Akhil, un volontario indiano che gestisce un pò tutta la baracca...facciamo diversi discorsi su scienza e filosofia.. sulla situazione global/indiana legata al cibo e alla terra. E' una persona da cui sento di avere molto da condividere. Per il resto devo dire che non è stato facile integrarsi nei vari ruoli, in particolare perchè chi è qui da tempo ovviamente conosce e fa molto di più rispetto a chi è qua da poco.

German team cooking pakoras
Freya washing!
Si lavora in maniera abbastanza rilassata lungo tutto il giorno anche se spesso nel pomeriggio si cazzeggia abbastanza senza problemi. Nel tempo libero quasi tutti leggono..ci sono un sacco di libri disseminati per la fattoria... io mi sparo "100 years of solitude" di Marquez. Si cena verso le sette e mezza e si cerca di "rimanere in piedi" quanto meno fino le nove e mezza, dieci. La prima settimana, essendo stato molto umido e piovoso non abbiamo mai acceso nemmeno il fuoco di fuori quindi, quand'è cosi, si finisce per andare a letto molto presto anche solo per evitare il freddo notturno. In genere post cena non combiniamo molto, chiacchere o letture di libri ("animal farm" di Orwell) in collettiva.
Ma passiamo ad alcune note dolenti. Già dal terzo giorno di permanenza mi ammalo di brutto...e sto giro mi prende cattiva e pure con febbrona. Non riesco più a toccare cibo per 2 giorni se non pochissimo riso in bianco (in un occasione rubato pure dal gatto), dimagrisco a palla e mi ci vorrà più di una settimana a recuperare le energie. Ricordo che la sera prima di stare male abbiamo mangiato le classiche lenticchie ma superfritte e supercondite di spezie. Da questo giorno in poi ho un rifiuto fisico totale per il cibo che viene preparato quotidianamente...ossia porridge grano e acqua di mattina, e lenticchie/curry di verdure con chapati o riso per pranzo o cena. D'altronde i legumi e le spezie non fanno di certo bene ad uno che sta male di stomaco. Arrivo ad avere più di una mezza idea di lasciare la fattoria ma tengo botta... Mi ci vorrà una settimana prima di ricominciare a gustare il cibo con tutti gli altri..nel frattempo andavo avanti di qualche verdura lessata o similia. Ad un certo punto, quando ormai sto un pò meglio, decido anche di visitare il dottore in città. Tornare su per il sentiero senza forze è peggio che scalare il k2!
Ecco, visto che ho introdotto anche il discorso cibo, vale la pena raccontare la mia difficoltà più grande...quella della monotonia alimentare. Elemento 1: siamo in una stagione in cui i campi regalano poca roba.. radici, foglie da insalata e poco altro. Inoltre la farm esiste solo da pochi anni quindi non è ancora a regime; ad esempio gli alberi da frutta impiegheranno anni per crescere. Elemento 2: la filosofia della farm è quella di evitare cibo inscatolato, impacchettato, non locale e via dicendo. Elemento 3, il più pesante: siccome in qualche modo bisogna mangiare, il sostentamento è garantito da "gite" settimanali al mercato di Haldwani in cui si comprano tutti i prodotti essenziali. Vivendo però in un luogo raggiungibile solo a piedi e a costo di sforzi non indifferenti (trasportare in salita per 2 ore un sacco di 30kg di riso non è simpatico) bisogna ridurre al minimo anche il peso del cibo trasportato. Di conseguenza si prediligono cibi che "riempiono" la pancia (in particolare farina, riso e legumi, ossia la base del cibo indiano) a scapito di altre cose che finiscono in pochissimi giorni...ossia verdura e frutta. Ecco perchè ogni giorno si mangiano cose simili, non c'è molto spazio per sperimentare quando devi minimizzare il numero di verdure utilizzate. Forse sembrerà strano ma per uno che ama la cucina e ama mangiare è come vivere in prigione (per altre persone vedo che invece non è un grosso problema..credo dipenda molto appunto dal rapporto che avete col cibo). E' incredibile quanto si cominci a dare i numeri per un pezzetto di cioccolata o anche solo per un'arancia. E' qualcosa che stando in un posto dove l'abbondanza è la norma non si riesce minimamente a comprendere. Tuttavia quando sto meglio comincio a darmi da fare in cucina..in particolare preparo strozzapreti e tagliatelle..a chili e chili (senza sugo ma va bene lo stesso...)!

Tagliatella making in solitaria...3 ore di lavoro!
Se magnaaa! Ogni "seduta alimentare" è preceduta da un rito in cui si scandisce l'"OM" per tre volte stando in cerchio e tenendosi per mano. So chiude il rito baciando le mani del compagno a destra e sinistra.
Fortunatamente dalla seconda settimana sto molto meglio e comincio a godermi di più la vita da farm. Inoltre anche il tempo migliora tantissimo..infatti è arrivata la (brevissima) primavera himalayana che durerà circa per un mese..dopodichè comincia il caldo torrido fino a giugno in cui arrivano i monsoni.
La vita scorre abbastanza liscia, poche avventure se non un'uscita boschiva nelle lande del leopardo.

Sunset from the small temple dedicated to the spirit of this mountain.
Quindi, per concludere, che dire! E' stata un'esperienza complessivamente dura, più di quello che immaginavo...questo tipo di isolamento, con tutti i vari risvolti, in particolare quelli culinari, è forse qualcosa che non mi aspettavo. Posso tuttavia ricapitolare in questo modo:
- Cucina. Ho capito che è una delle poche cose nella vita che mi stimola totalmente. Cosa che fino pochi anni fa non mi sarei mai immaginato.
- Permacultura. Nonostante qui mi sia avvicinato di più al lavoro della terra ancora una volta è per me un concetto sfuggente..in particolare perchè in fin dei conti la struttura dei campi, qui come in thailandia, è abbastanza tradizionale..e non un "living garden". Ho compreso che non ho interesse a fare dell'agricoltura una sorta di lavoro su larga scala...lo "spirito" non mi si accende insomma come quando cucino. Tuttavia ho voglia di provarla su piccola scala (più simile al giardinaggio direi) ed in solitaria.
- Vita comunitaria. E' una cosa che amo se vissuta per periodi limitati. Credo che viverla in modo permanente sia una cosa molto molto diversa...
Posso aggiungere anche che forse il tempismo con cui ho scelto di andare nella farm non è stato ottimale. Prima di tutto perchè nel frattempo ho deciso che a metà marzo sarei rientrato in Italia (e di conseguenza, quando vivi le cose con una data di scadenza, ti cambiano tutte le prospettive..soprattutto in un luogo dove si dovrebbe vivere dimenticandosi completamente del mondo esterno) e secondo perchè rientrare in una comunità dopo due mesi di vita completamente solitaria e indipendente è stato un pò un pugno nello stomaco. 


venerdì 21 marzo 2014

10/02/14 - 14/02/14 - Rishikesh

Giornata uggiosa, ottima per aggiornare il blog! Dove eravamo rimasti?? Ah si, dopo una nottata a Delhi e il giorno successivo a spedire pacchi mi dirigo alla station, ormai il mio ambiente preferito :P Dopo la nottata, tranquilla come sempre, in treno raggiungo Haridwar e da li bus locale verso Rishikesh. Finalmente intravedo le prime agognate montagne!
Introduzione: forse ad alcuni di voi il nome Rishikesh non è nuovo, anzi.. in effetti è forse il posto più famoso in India.. la sua fama nasce negli anni 60 quando un gruppo di 4 famosissimi ragazzi inglesi (i Beatles ndr) con un numeroso seguito di artisti ed amici decidono di venire qua a seguire gli insegnamenti di un altrettanto famoso guru, Maharishi Mahesh Yogi. Per alcuni mesi i riflettori della stampa sono stati puntati su questo posto.. tempi in cui il mondo sembrava sull'orlo di una svolta "spirituale" epocale. Una cosa inimmaginabile oggi. Insomma la favella è che i Beatles restano tra alti e bassi qui (finisce male col Maharishi) e scrivono canzoni passate alla storia (tra le migliori del loro repertorio secondo me..). Da li in poi Rishikesh è stata meta di sempre più numerosi occidentali che vengono per corsi di meditazione, yoga, reiki.. e restano qui a lungo, tanto da fare di questo posto la loro seconda casa per parecchi mesi l'anno.
Appena arrivo scopro che la città principale non offre niente di speciale, e che anzi, il "tutto" si concentra più a monte, lungo il Gange, in due caratteristici villaggi (che chiamerò comunque Rishikesh per semplificare..). Mi dirigo infine alla meta e mi rendo conto da subito che effettivamente qui c'è qualcosa di speciale..sicuramente il fiume ed il panorama fanno la loro parte, ma è proprio l'atmosfera che si respira che è un concentrato potente di positività e benessere. 

Sunset.. wow...

English bridge.. 90 years old!
C'è da dire che Rishikesh è alla lunga il posto meno indiano che abbia visitato. In giro ci sono tanti occidentali (non tanti quanti in Thai, ma abbastanza considerato che sono in India!) e anche i ristoranti sono quasi tutti a stampo internazionale, salutista o "german bakery". Alcool e carne ancora una volta assenti. Dopo il pieno di cibo indiano effettuato in Rajhastan qui mi lascio abbastanza andare al cibo da turista..sono arrivato addirittura a mangiare una sorta di lasagna fatta in casa..non male ma sicuramente overpriced. Non c'è verso, meglio evitare il cibo italiano, costoso e di standard bassi rispetto a ciò a cui siamo abituati in Italy. Mi trovo molto meglio invece con il cibo di stampo medio orientale..shakshuka, falafel, humus e tahini... yum yum!  

Healthy plain food. This is what i need!!!!!
Mi ritrovo con Jenny, sorella della Tacomepai Family, appena arrivata in India dalla Thai. ci sistemiamo alla Bombay guesthouse, posto supersemplice ma d'effetto ed economico... qui incontriamo un bel gruppetto variegato di persone a cui ci associamo. C'è anche un fornelletto a gas, quindi molti pomeriggi si trascorrono semplicemente a bere Chai, suonare con un paio di rockers (finalmente!!! quanto mi manca esprimere la parte più rockeggiante di me stesso..) from France and Aus e cazzeggiare. Addirittura una sera becco un concertino di musica Sufi (se ricordo bene...) in un locale.. forse una delle prime serate in cui "esco" dopo secoli!

Asking infos and making friends!
Bonfire on the rooftop
Life at Bombay guesthouse...
Il clima è perfetto, tepore primaverile... Il tempo vola easy qui... mi dedico alle letture di Vivekananda, tra un aforisma e l'altro passo le giornate a passeggiare in mezzo a un sacco di Baba, a partecipare a sedute di canto collettivo (da brividi!!!) in un ashram e ad esplorare i dintorni. In particolare un giorno decido di seguire il corso del fiume verso monte trekkando per 3-4 ore. La vallata ed il fiume sono mozzafiato, capisco perchè questo posto è veramente speciale... 

"There is a pleasure in the pathless woods,
There is a rapture on the lonely shore,
There is society, where none intrudes,
By the deep sea, and music in its roar:
I love not man the less, but Nature more."
Questo fiume è veramente lo stesso che ho visto a Calcutta e Varanasi???? Wow...
Mi fermo, mi sciacquo nel Gange, che qui è uno specchio trasparente e decido di piazzarmi su una roccia in mezzo al fiume a leggere i miei aforismelli.. E' la pace dei sensi... tutto è perfetto: il clima tiepido, il fiume impetuoso, le persone che fanno rafting e mi salutano. Così perfetto che, dopo una mezzoretta, senza rendermene conto, mi metto in una situazione di pericolo non da poco. All'improvviso vengo lavato da un'onda..e girandomi mi accorgo che le rocce su cui sono guadato per attraversare le rapide sono sparite sott'acqua. Sono a 3-4 metri dalla riva e la corrente è gelida e violentissima *_*. Fortunatamente le rocce su cui ero passato sono finite solo 15-20 cm sotto la superficie del fiume e riesco ancora a vederle.. proseguendo un po a gattoni riesco a tornare a riva. Trenta secondi dopo mi giro a guardare il fiume e mi accorgo che pure la roccia su cui stavo steso è sparita totalmente sott'acqua.. Faccio giusto in tempo anche a recuperare lo zaino a riva che è stato raggiunto anch'esso dall'acqua fuck! 5 minuti dopo l'acqua si è alzata di almeno altri 30cm..è incredibile! Capisco il perchè quest'estate il fiume ha spazzato via una statua di Shiva alta 5 piani.. è di una potenza unica! Più avanti un signore mi dirà che sono stato fortunato..il Gange mi ha solo baciato, ma ogni anno muoiono centinaia di persone travolte dalle piene. Ho commesso un'imprudenza da idiota..forse la prima vera da quando sono partito.. trattare uno dei fiumi più grandi al mondo come un rigagnolo qualunque.. manco fossi sul Marecchia...!

Nearly trampled by rapids shit...  (here i was still enjoying..). 
Ma continuamo.. una delle ragioni principali per cui sono venuto a Rishikesh è per andare a vedere l'ashram di Maharishi in cui sono stati i Beatles. Scopro che esso è chiuso da decenni ed è pure vietato entrare (per evitare che la gente ne faccia uno squat). Scopro però che ci sono delle aperture nelle mura laterali e riesco a scavalcare. Giro in solitaria circondato da un silenzio di tomba. La struttura è molto grande, ci sono almeno un centinaio di piccoli hut in cemento soffocati ormai dalla natura che sta facendo il suo corso. Mi chiedo quale sia quello in cui dormiva Lennon.. Dopo un'oretta di passeggiata, quando ormai mi decido a tornare indietro, mi imbatto nella struttura principale. Dentro ci sono murales bellissimi e particolarmente significativi; leggo che questo posto viene definito oggi "Beatles Cathedral". Mi rendo conto di essere in uno dei luoghi in cui sono state forgiate le basi non solo del rock, ma di tutta la musica moderna ed anche di parecchia cultura occidentale e orientalismo dal '68 in poi..incredibile.

The huts
E poi, quando non te l'aspetti, ti ritrovi questo...
...




Più o meno direi che è tutto da Rishikesh. Per quanto stia molto bene qui ho ormai prenotato per le prossime due settimane una permanenza in una fattoria di permacultura dispersa nei monti vicino il Nepal..per cui saluto tutti e riparto in compagnia di me stesso ancora una volta!

Jai guru dev





martedì 4 marzo 2014

04/02/14 - 09/02/14 - Bikaner (e Delhi)

E via... viaggio in autobus direzione Bikaner. Tragitto lungo, caldo e polveroso. Arrivo di notte, la città è molto più grande di quello che mi aspettavo. Mi lascio trascinare da un tuk tuk fino alla guesthouse dove rimarrò come volontario per quasi una settimana.
Come al solito scopro che lasciarsi andare alle aspettative è una cosa sbagliata. Infatti mi aspettavo una sorta di resort nel deserto con lussi annessi e connessi mentre mi ritrovo in una guesthouse, seppur grande, di periferia con target prevalente verso i turisti indiani long-term. La colpa non è mia ma del fatto che il tutto viene presentato in modo molto mieloso e direi anche distorto sul sito...ad esempio è vero che il boss ha due resort nel deserto ma uno è al momento chiuso e l'altro in costruzione. Lascio correre per vedere cosa mi aspetta..l'arrivo è comunque caloroso, a cena mi aspetta il boss, la moglie e 2 ragazze (Sarah e l'altra, abbastanza scoppiata, di cui non ricordo il nome) anch'esse volontarie. Scopro che c'è un giro molto grosso di volontari attorno a questa struttura grazie al fatto che ha un sacco di review sul sito workaway.
Vengo sistemato in una camerata basica (acqua fredda obviously) ma tutto sommato funzionale a parte i piccioni che riescono ad entrare. Con me c'è un turista di singapore che non so come sia finito qui. Si aggiunge a noi un'altra volontaria, Freya. Dal giorno dopo si comincia a "lavorare". Le ragazze hanno come compito principale quello di dare una pulita alle stanze (il modo in cui si fa pulizia qui fa ridere..una spolverata ai mobili e via!). Essendo io invece abilerrimo con il computer il boss mi mette al posto di comando nonostante io non ne sia felice..vorrei sfruttare questi giorni per fare cose diverse da quelle che so gia fare. Insomma le giornate passano abbastanza tranquille al cazzeggio nella GH, tra registrazione di turisti, manutenzione del pc e promozione della struttura su tripadvisor e siti del genere. Mi ritrovo spesso inoltre a bazzicare negli ambienti della cucina in cui però la gestione è abbastanza ingessata, non mi sento molto a mio agio in termini di libertà di cucinare. Il cuoco, che non parla una parola di inglese, è un servo nel vero senso della parola, non ha la minima autonomia decisionale. Ad esempio per ogni minima mia richiesta mi dice che devo sentire con il boss..che invece è molto easy. Nonostante questi contrattempi mi metto ai fornelli e preparo qualcosa di romagnolo ma con l'impasto del chapati..i cascioni/cassoni/crescioni! Non avendo pomodoro e mozzarella li farcisco con un soffritto di patate lesse schiacciate, carote, cipolla e spezie varie.

taste of romagna..
Altri tentativi culinari nei giorni seguenti riguardano insalata semplice, cosa quasi del tutto sconosciuta in india, e polpette di patate e lenticchie, che vengono però troppo morbide :V Mettendomi ai fornelli riesco in parte da evitare la monotonia culinaria che si ripresenta ogni giorno.. ossia Dahl (lenticchie), Aloo gobhi (patate con cavoli in salsa) e chapati. Sono anche cucinate relativamente bene queste cose, ma non mi accontento così facilmente io :-! 
Un altro compito destinato a noi volontari è quello di alzarsi alle 6 per accendere il fuoco con cui si scalda l'acqua per le camere degli ospiti. In pratica si comincia mettendo sterco di vacca nella stufa e poi si resta a sonnecchiare li davanti infilando un ceppo di tanto in tanto.. Fortunatamente, a causa anche del fatto che mi ribecco un altro problema intestinale che mi costringe a letto per un pò, evito spesso questo compito..grazie Freya :P
Dopo le poche ore di lavoro al giorno passiamo il resto delle giornate in città, in cui ci facciamo diversi amici indiani. Un giorno ci ritroviamo in sella a delle moto con due signori...uno parla italiano perfetto, anzi milanese (ebbene si, qua è na roba grossa il business con l'Italia..siamo visti benissimo..anche perchè rispetto ad altri popoli europei ci considerano mezzi indiani, quantomeno nei modi). Andare a fionda nel traffico cittadino è abbastanza da panico..meglio chiudere gli occhi o non pensarci. Andiamo spesso a merendare da "Lalji" e altre pasticcerie del centro; lo stile è indiano obviously, niente a che vedere con le nostre! Noi amiamo prodotti da forno, anche nel contesto pasticcero, gli indiani invece amano dolcetti complessi basati su cose tipo pasta di arachidi, frutta secca e tonnellate ma tonnellate di zucchero..che a tutti gli effetti è una vera e propria assuefazione qua. Interessante questo confronto, devo ricordarmi di fare qualche foto ai loro dolci.

In moto con "Guido"
Bene, finita la parte introduttiva posso raccontare i due episodi più significativi: la gita nel deserto e il lavoro di rilievo di un monumento (la pazzia..). Il boss decide di accontentarci e portarci tutti e 3 nel suo resort desertico in cui per il giorno scelto è in previsione il montaggio di alcune grosse tende. Diamo una mano a montare le tende, inutile dire come il tutto viene svolto in maniera totalmente casuale e impensabile in contesti nostrani! Picchetti legati e posizionati alla cazzo di cane, tende distanziate e orientate in modo spannellometrico e via dicendo. Oltre il boss sono presenti i due soci che hanno il terreno e altri uomini del villaggio li vicino. Gli uomini iniziano a tirare sguardi predatorii ai fondoschiena e alle trasparenze delle ragazze...cose che qua non sono proprio abituati a vedere. 

Working...indian way!
Pranzo e cena si rivelano molto interessanti.. un sacco di pickles (contorni e salse power), curd (yogurt) e altra roba. Noto non con poca curiosità i ritmi con cui si svolgono i pasti. Noi mangiamo per primi con il boss, a seguire mangiano i soci..praticamente i nostri resti, e a seguire mangiano gli altri disgraziati e infine il cuoco. Stesso criterio lo noto ache nella GH. Non so quale sia il motivo alla base, ma nella mia mente tutto ciò mi porta a collegarlo con il sistema di caste ancora molto potente in india..ma magari mi sbaglio.

Se magna! Annusando i pickles
yummm!
Rimaniamo nel deserto per la notte, passiamo la serata intorno al fuoco, faccio alcuni discorsi interessanti con i soci del boss sul lavoro e sull'europa..mi invitano a tornare quando voglio. Beviamo del rum relativamente buono, venduto dai militari mi pare.. di fatto è l'unica serata da capodanno in cui ho visto dell'alcool in quantità non infinitesime. La mattina la macchina si pianta nella sabbia, aspettiamo per due ore il trattore lol.

Fuoco e rum..
Dintorni
Passiamo alla prossima avventura. Durante una delle giornate sonnecchianti salta fuori il padre del boss, un ex militare decorato che ha giocato dei ruoli importanti in un passato ormai abbastanza remoto.. Il signore è ancora molto arzillo, mente sveglia e baffo stile coloniale inglese. Per me è etichettato ormai "l'ascaro d'India" :). In prtica mi chiede di fotografare un monumento ai caduti..presto scopro che lo scopo è quello di costruire una versione alta 5 piedi in argento del monumento. Cioè in pratica dalle mie foto dovrebbero risalire alle misure e alle proporzioni! India style 100%! Faccio del mio meglio prendendo foto da ogni angolatura pssibile immaginabile..inoltre con metro alla mano disegno pure un rilievo alla boia del monumento..roba da matti ma troppo assurda come situazione! Ovviamente, vedendo un signore anziano dare ordini ad un occidentale disgraziato all'interno di un'area recintata, si avvicina una piccola folla ad osservare il tutto. Facendo due chiacchere sulle guerre col nonno-boss noto come sia fiero e "proud" dell'India. Quando gli dico che a Rimini c'è una sorta di cimitero indiano sui caduti della seconda guerra mondiale (cimitero sikh? non ne son sicuro..) ci rimane dalla sorpresa! Il tour continua verso un altro monumento, in cui il superboss ci mostra fiero la tomba di un filologo-eroe  italiano di Udine (...) che ha contribuito molto alla cultura di Bikaner. E' tutto cosi paradossale, assurdo e bizantino!

Il rilievo..
Verrà benissimo il modellino...
Dopo quasi una settimana di questo ambiente ne ho abbastanza; il lavoro da svolgere qui non mi interessa particolarmente. Decido di spostarmi a Delhi in quanto è la via principale per le montagne. Prendo il treno e arrivo come al solito di mattina prestissimo..mi faccio portare da un tuk tuk nella zona "turistica", Paraganj, che non è il massimo ma nemmeno uno schifo. Essendo il centro dei turisti low cost si concentrano qui anche tutti i personaggi che cercano di guadagnarci sugli stranieri. 

Delhi (paraganj) by night......
Ci sono molti ristoranti westeners-style..in particolare io frequento spesso la "brown bread bakery", cafè con wifi, cornetto e cappuccino (non male), dall'ambiente relax in cui posso chiudermi a riccio..e in cui mi inizio a rendere conto sempre più di essermi trasformato, volente o nolente, in un lupo sempre più solitario. Ormai è parecchio che sono in giro, la voglia di fare conoscenze temporanee è ormai defunta..d'altronde, a parte poche persone con cui si lega abbastanza, i rapporti sono superficiali e ripetitivi. Avendo ormai acquisito confidenza verso ogni genere di situazione che sei mesi fa mi sarebbe parsa da ansia o addirittura rischiosa preferisco seguire i miei istinti piuttosto che scendere a compromessi sul da farsi, su dove andare, su dove mangiare ecc.. Mi ritrovo inoltre a pensare sempre più a casa, agli amici, alle passioni e a varie situazioni del passato recente che mi fanno sentire bene (anche cose molto banali..). Ebbene si, sono ufficialmente homesick! Inizio la giornata con l'intento di comprare valanghe di oggetti da spedire a casa l'indomani; finisco per accumulare 15kg di roba, spezie, arazzi e libri in particolare. Per il resto c'è poco da dire, sono stato rapito totalmente dagli acquisti che non ho visto niente se non i mercati. Next destination ormai è decisa: Rishikesh!

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