giovedì 30 gennaio 2014

15/01/14 - 18/01/14 - Agra e Jaipur

E via! Ancora una volta treno notturno..! "Dormitona" sul treno.. e stavolta devo condividere la minuscola cuccetta con la nuova chitarra.
Arrivo ad Agra scoglionato, deposito tutto l'ambaradan in stazione e vado a vedere l'ultrafamoso Taj Mahal. C'è da dire che a parte il monumento la città è uno schfo, i prezzi sono alti ed è pieno di turistici classici "molti soldi-poco tempo" sempre pronti a regalare rupie a pioggia nelle varie truffe. Mi apposto in un ristorante per fasre partire bene la giornata.. omelette col formaggio e toast marmellata. Prendo coraggio e pago le 750 rupie (9 euro) di ingresso al monumento. E' un freddo cane e il tempo è una merda, il risultato è che non mi godo l'esperienza per niente..e anche l'economicissima fotocamera si rifuta di fare foto decenti con questo cielo plumbeo.

Plumbeo Taj
Ci sono tantissimi turisti indiani nel monumento: loro pagano solo 20 rupie per entrare. Vengo preso di mira da parecchi gruppetti di ragazzi che mi chiedono foto continuamente. Eccone una :)

With a "friend"
Decido che ne ho già abbastanza e mi dirigo di nuovo in stazione; Agra non ce la può fare. Next destination Jaipur, la capitale del Rajasthan, il desertico e pittoresco stato in cui ho intenzione di svernare per un pò. Si parte; dal finestrino noto bene come il clima sia totalmente identico a quello padano autunno-invernale..na tristezza! Treno super fast, solo 3 ore. Con mia sorpresa mi rendo conto che a Jaipur invece il clima è invece diverso, molto più secco e tollerabile! Con Jessica, una ragazza conosciuta sul treno, mi dirigo alla ricerca di una guesthouse.. Perdiamo un sacco di tempo e forze, visti gli zainoni, con gente e taxisti che ci vogliono propinare strutture di amici/parenti in cui ricevono commissioni...qui è tutto basato su corruzione e favoritismi. La regola d'oro è: mai fidarsi dei taxisti, neanche per chiedere un informazione. Inizio a fare di testa mia e ci dirigiamo a piedi per i fatti nostri. Per puro culo troviamo una guesthouse davvero ottima, con un'atmosfera super shanti e pure con un dormitorio. Le giornate successive giro abbastanza per Jaipur ma sinceramente non mi entusiasma troppo... ho le palle piene delle grandi città e del casino colossale. Tempo qualche ora e la testa mi esplode a forza di clacson.. C'è da dire che che il centro non è male, un enorme bazaar tutto dipinto di rosa (Jaipur è detta infatti "pink city") in cui inizio a intravedere le caratteristiche tipiche del Rajasthan: colline aride, gente con baffoni e turbanti, fortini e palazzi colossali di Maraja ormai defunti. Gli unici miei acquisti sono un paio di scarpe "da corsa" per riprender un pò l'allenamento estivo e uno scialle bianco da mujaedin da avvolgere intorno la testa.

Rajasthaaaan!

Pienissimo di tuk tuk della piaggio... sembra di stare a casa!!!
Anche gastronomicamente faccio alcune interessanti scoperte, il Lassi e un piatto tipico di questa zona detto Gatta Masala. Il lassi è una specie di yogurt leggermente formaggioso e zuccherato da mangiare come dolce. Seguendo la guida vado al bar "Lassi Wala" in quanto è scritto che sia il migliore..ma quando arrivo li noto che ci sono 4 Lassi Wala uno attaccato all'altro e uno clone dell'altro (very indian)! Il Gatta Masala è invece un piatto a base di polpettine di ceci e superspezie in una salsa (speziata). Con il termine "masala" si intende un insieme generico di spezie..un poò come dire curry insomma.. Il piatto mi piace davvero molto, tanto che lo provo in due-tre ristoranti di livello diverso per capire se la differenza tra locali budget e top-end sia solo di prezzo o anche di sostanza. La mia conclusione è che i ristoranti di medio livello hanno spesso qualità elevata e prezzi contenuti..sono questi i ristoranti che finisco per frequentare durante il viaggio; poco street food in India per me. Altra nota gastronomica: lo stato del Rajasthan è quasi completamente vegetariano, si trovano pochissimi ristoranti che offrono carne (di pollo). I viaggiatori non si lamentano, anzi, qui riescono ad apprezzare piatti super gustosi che da noi non vengono neanche considerati (legumi, salse, polpette e hamburger veg, ecc...) in quanto la carne prevale sempre su tutto il resto a livello di scelta..tanto che nei ristoranti italiani non si trova altro come main course.

KFCHicken-.- e vi spacciate per VEG ora.. mavaffanculovah

Se magna gratis fuori da un tempio!
Il tempo che non sto in città lo passo sul tetto della guesthouse, arredato con amache, cuscini, fuoco sacro (shiva eye), cucina. Gli ospiti occidentali e jappo sono relativamente pochi; le rimanenti persone sono indiani davvero in gamba che lavorano nella GH. C'è persino un Baba, che dorme sul tetto ed insegna yoga. Finisco per passare le sere intorno al fuoco col baba e in cucina ad osservare la preparazione dei piatti indiani (tempestando di domande il cuoco). Comincio finalmente ad avere un'idea un pò più precisa di come preparare chapati, naan, paratha, dals e veg curry. 

Baba Macrodug vinfusing Shiva power to the food!

Extreeeme!!
Bela foto.. :)
Voglio sottolineare che qui in India la presenza di occidentali è molto limitata se confrontata al SE asiatico; se siete viaggiatori indipendenti che non hanno voglia di troppi compromessi vi ritroverete a passare molto tempo in solitaria...molto difficile fare gruppo. In particolare le serate le si passa nelle guesthouse, mai in giro, chiaccherando con gli indiani che lavorano qui. Per quanto questo sia piacevole (ed utile ad apprendere usi e costumi!) la differenza culturale e le difficoltà di linguaggio restano per cui la sensazione di "solitudine" in parte resta. Ovvio che se si viene in India solo per stare in posti come Goa, Rishikesh o nella Paravati Valley si è insieme a tanti altri occidentali per cui questo discorso viene un pò a cadere.. ma non si può dire che quella sia la vera India (per quanto piacevoli siano questi posti!!!). Personalmente me la passo shanti, ma senza l'esperienza dei 3 mesi precedenti magari sarebbe stata molto dura adattarsi a questo tipo di viaggio. Resta tuttavia inevitabile, avendo tanto tempo per far frullare la mente in solitaria, pensare, seppur in maniera rilassata, alla propria vita "precedente"... alle persone, ai posti, ai momenti (belli e brutti), al lavoro, agli errori e ovviamente al futuro.
Au revuoir!

Jaipur to Pushkar on local train. Si rompe il treno...




lunedì 20 gennaio 2014

10/01/14 - 14/01/14 - Varanasi e Bodhgaya

Mollo Kolkata per iniziare il mio viaggio verso ovest. Prima destinazione Bhodgaya, il luogo più sacro del buddismo in quanto qui il Buddha ha trovato l'illuminazione. Giusto una mezza giornata credo, mi sono reso conto di non essere troppo inavasato di templi e meditazione tutto sommato... Parto col treno notturno, che da fuori fa un po vagoni per il bestiame... ma in realtà dentro ci sono almeno 5-6 categorie di "comodità". Esclusi i posti a sedere (atroci per un viaggio del genere..vedi la gente che si ammazza per prendere i posti migliori) io sono nella classe più economica. Ho una cuccetta piccolina e superbasica ma tutto sommato funzionale..sono da solo con Indiani qui, zero turisti. Gli spostamenti sono completamente differenti dal super organizzato sud est asiatico. Laggiù è tutto a misura di turista, incluso nel biglietto hai spesso anche gli amici per la destinazione successiva :)
Nonostante la mia nuova coperta da true-barbone il viaggio è freddissimo a causa dei finestrini mezzi aperti..maledetto biglietto low cost. NOTA: per le donne in solitaria prendere un mezzo come il treno è un suicidio. Pensavo fossero eventi rari gli importuni mentre invece ho sentito ragazze che mi hanno raccontato di esperienze poco piacevoli in prima persona.
Ma continuiamo: arrivo alle 5 della mattina col buio pesto e circondato dalla solita folla ti taxisti che vogliono anche il mio sangue..e mo??? Mi infilo su un rickshaw che mi porta a destinazione, 15 km notturni su un ape Piaggio (ebbene si..ma approfondiremo un'altra volta questo aspetto) con musica technotamarra indiana e coperta tirata su fino ai denti. Incontro scene di povertà varie, vacche, falò per le strade con gente che si scalda. Un trauma che non dimenticherò tanto facilmente. Arrivo a Bodhgaya ed è ovviamente tutto chiuso...anche se di li a poco un gruppo di monaci tibetani inizia una litania fantastica in vista dell'alba. Trovo un baracchino aperto e mi riscaldo a forza di Chai (ancora vestito con la coperta..). Mi sfottono pure gli indiani.

One nation under Chai
Una volta sbucato il sole inizio a riprendermi.. mi dirigo nel luogo principale, il tempio di Mahabodhi, patrimonio dell'umanità. In giro è pieno di monaci, guru, santoni e gente comune (leggi cinesi) proveniente da ogni parte dell'Asia. Ognuno ha il proprio stile e vestito particolare. Il tempio è un enorme monolita circondato di varie cose sacre legate agli apprendimenti ed alle settimane di permanenza del Buddha qui. Effettivamente c'è parecchia potenza in questo posto. Vengo avvicinato da un paio di monaci dello Sri Lanka che mi fanno da Cicerone con un inglese quasi inesistente. Finisce che mi chiedono di comprargli il vocabolario inglese-hindi per il loro monastero..declino gentilmente ma gli lascio un'offerta: sono due bravi guaglioni. Continuo la giornata girando per le strade, intorno è pieno di templi di ogni cultura asiatica, dal giappone al myanmar. Ci sono più bancarelle e "santini" qui che a Lourdes :P

Monks from all over the world reunion
Prenoto un pullman per Varanasi, una delle città più antiche al mondo ancora abitata, per le 5 del pomeriggio. I templi mi interessano poco, passo la giornata mangiare.. pessima idea considerato che il viaggio in pullman si rivelerà un tormento. Conclusione: arrivo alle 2 di notte a Varanasi malato (leggi dissenteria). Secondo assalto di taxisti, mi dicono di sapere dove è la guesthouse che mi è stata suggerita da un'amica. Grave errore... mi ritrovo per un'ora sotto la pioggia, su un ape rotto, a girare a vuoto in dei vicoli tetri minuscoli colmi di m****a (le mucche sono ovunque e piove). Mi faccio smollare in una guesthouse a caso, litigo col tassista che non ha il resto. Sono incazzato nero e malato, la camera fa schifo e non c'è nemmeno l'acqua nel bagno. E sti cazzi!!!!! E qui ritorna il campanello "l'India non è la Thailandia"... ho voluto fare di testa mia, cioè un viaggio a tappe serrate senza ricordarmi che in India il motto è "Shanti Shanti", ossia una sorta di "vai calmo". Inizio a pensare forse questo paese sia troppo anche per me..qui anche il sopravvivere sembra un'avventura azzardata..tuttavia sono convinto che si tratti appunto dell'aver voluto far troppo di testa mia. Giorno successivo mi sposto nella famosa guesthouse dove riincontro Heidi. Adesso capisco perchè i tassiti non conoscono questo posto..più che una guesthouse è uno squat, un palazzo occupato. Occupo anche io una stanza; l'ambiente è anche interessante, tanti artisti, ma resto solo una notte..a livello igienico siamo sotto zero, è pieno di cani randagi che cagano ovunque..ma il vero problema è che stando male necessito di un bagno in camera, non su un altro piano :) Alternativamente vanno via la luce e l'acqua; finisco anche per bruciarmi parecchi capelli con una candela...fortunatamente è l'ultimo della serie di eventi down.

Squat the world!
Maledetti cani... di giorno pacifici e di notte peggio di lupi alla conquista della città
Ma andiamo avanti... quando non sono in camera a riprendermi (in una diversa guesthouse dalla precedente) sonoo allo "Shiva cafè", la roccaforte dei pochi ragazzi occidentali in città. Passo ore a bere Chai in compagnia e mangiare di tutto. La vita serale è inesistente, massimo alle 10 sono in camera. Anzi, girare la sera non è molto piacevole.. Nota: niente alcool in città, le birre sono costose e quasi introvabili se non in pochi spacci. Per il resto mi ritrovo spesso a passeggiare per la città vecchia e per i ghats, ovvero le scalinate che danno sul fiume Gange, in cui la gente vi si immerge. Dopo i primi giorni inizio finalmente a entrare maggiormnente in sintonia con la città e con quello che rappresenta. E' facile fermarsi alla superficie, allo scivoloso sterco di mucca, alla monnezza imperante, ai mendicanti, ai venditori che ti salutano e cercano di fregarti, ai continui importuni (impossibile camminare per i fatti propri in India) e alle tante altre cose che fanno storcere il naso o innervosire. Serve uno sforzo non da poco per andare oltre e riuscire ad apprezzare un mondo e un modo di concepire la vita e la morte che nella nostra società moderna ci sono alieni. Come ho già ricordato Sembra di vivere nel passato remoto, o forse in una dimensione parallela in cui il progresso spirituale ha ancora la meglio su quello materiale, anche se ovviamente il Dio Denaro e il "mito" americano-occidentale sono, anche qui, sempre dietro l'angolo.

Shiva Cafè, l'oasi in città... Tutti i cafè con prodotti da pasticceria  si danno l'appellativo "German Bakery". Non mi sembra che in germania facciano chissà che roba bho! 
Varanasi baby
:)
Già durante il primo giro noto un paio di cose "particolari": un Sadhu tantrico (una sorta di stregone nero che fa dei numeri strani..non sto a dilungarmi) che se ne va in giro con un teschio umano e, di maggiore impatto, la sequenza di pire funerarie che si svolgono lungo il fiume. Bisogna sapere che molti indiani vengono a Varanasi a morire proprio per il suo status di città sacra in grado di purificare l'anima. E' davvero una sensazione indelebile quella data dall'osservare queste pire, respirare corpi che bruciano, vederne gli arti.. 

One ghat
Life on the ghats
La religione è sicuramente uno dei pilastri di Varanasi ma non è l'unico. Ogni mattina mi sveglio con qualche melodia nelle orecchie, si sentono sempre vocalizzi, arpeggi, tamburi, preghiere islamiche (alle 17 se non erro) e canti indù (alle 19). E' qui che Ravi Shankar è nato ed è sempre qui che i Beatles studiarono il sitar (a quanto dicono..). Quasi tutti gli occidentali presenti studiano un qualche strumento. Anche io, avendo da tempo la fissa per il sitar, inizio a prendere qualche lezione con un maestro (3 euro all'ora). Per quanto questo sia il posto giusto per l'acquisto di strumenti decido alla fine di non comprare il sitar, troppo delicato come compagno di viaggio. Rimedio invece da un liutaio una buona chitarra a 45 euro che spero di rivendere prima di tornare (e rimediare un sitar possibilmente).


Passo qui 5 notti, decido infine di spostarmi perchè non ho intenzione di rimanere ancora a lungo nelle grandi città..ho bisogno di posti rurali, semplici, in cui è possibile con più facilità fermarsi e vivere esperienze nuove da cui imparare qualcosa. Passo una serata a studiare la guida e decidere la prossima mossa...ho sempre il pallino dell'Himalaya ma alla fine come al solito i piani si stravolgono.. rimango a bocca aperta guardando le foto del Rajasthan per cui è la che decido di dirigermi! See u soon!


mercoledì 15 gennaio 2014

06/01/14 - 09/01/14 - Kolkata, INDIA

Il 5 gennaio arrivo a Bangkok e mi ritrovo per l'ennesima volta in Khaosan (again..). Mi dirigo all'aeroporto dove conosco Heidi, unaa ragazza finlandese in viaggio anch'essa verso Calcutta (o Kolkata). L'India la conosce bene ma comunque è abbastanza coraggioso per una donna sola (pure bionda) partire per questo paese. Arriviamo a notte fonda, ora che ritiriamo bagagli e sbrighiamo le pratiche per il visto sono le 3. Rickshaw (tuk tuk) verso Sudder Street, definita dalla guida la cosa più vicina ad una zona backpacker in Calcutta. Con queste premesse mi inizio ad aspettare una sorta di Khaosan road in miniatura...che errore!!! L'India non è la Thailandia (e questo concetto tornerà ricorrente più volte..), poco ma sicuro. La via si rivela un insieme di palazzi fatiscenti con le serrande abbassate. A fare da contorno abbiamo: illuminazione quasi assente se non per alcuni led malfunzionanti, veicoli scassati ai lati, nebbia inquietante e branchi di cani urlanti. Nessuno per le strade. Ricordo bene la sensazione... sembra di essere in un film quale Sin City o Max Payne ma anche un Resident Evil... Il taxista ci smolla li, iniziamo a bussare alle varie serrande finchè qualcuno ci apre..rimediato da dormire per la prima notte, salvo! Il posto è atroce, più tugurioso di una prigione (scoprirò che questo è piu o meno lo standard)..ma almeno posso tirare il fiato e iniziare a scoprire la città con calma. Ma cominciamo dal principio.. cosa so di Calcutta? Non molto a parte qualche vecchia reminescenza d'infanzia che torna ora alla mente. Elenchiamo: gente con la lebbra morire per le strade, Madre Teresa, Inglesi sbranati dalle tigri (la regione è nota con il nome di Bengala..Mowgli insegna). Bene, tutti e 3 i concetti sono errati o superati: Madre Teresa è morta, gli Inglesi e le tigri non ci sono quasi più e anche la situazione di povertà estrema era dovuta all'immigrazione di massa di persone provenienti da regioni che hanno ottenuto la secessione dall'India (Bangladesh, Pakistan). Oggi la povertà è ancora presente e visibile ma non è a questi livelli.
Colazione in un posto "easy" per iniziare.. baretto pulito e pure col wifi. Colazione da campione a base di doppia Aloo Paratha, probabilmente uno dei miei cibi preferiti, una sorta di piadina sfogliata soffritta e ripiena di patate (aloo) accompagnata da yogurt fresco. I prezzi sono il 50% di quelli dei cafè nord-thailandesi con menù semioccidentale, ottimo! Scoprirò poi che i prezzi dei ristoranti locali sono estremamente più bassi, si può fare un pasto supercompleto a meno di un euro, ma a questo doppio livello di prezzi farangs vs locals ci sono già abituato e non mi stupisco.
Si parte con un giro panoramico dei dintorni. Diverse cose da segnalare ma piuttosto che dirvele a parole vi elenco le foto.

Creepy!
Human Rickshaw, only in Kolkata.
<3
My neighbours! Nights are crazy...
Le scene delle foto, assurde a prima vista, sono qui la normalità..dopo un pò non ci si stupisce più. Ah si, un'altra cosa. E' vero, gli indiani ti fissano, ma passeggiando con una finlandese a fianco a me mi considerano poco.. tutti gli occhi sono puntati su di lei manco fossimo dentro il sogno di qualcun'altro (Inception, ricordate?). 
Ci dirigiamo in metro a sud, verso il tempio di Kaligat, dedicato appunto alla dea Kali, colei in grado di distruggere i tuoi nemici. Il tempio trasuda energia, la folla urla e implora in direzione della dea dal viso nero senza lineamenti e con 3 occhi rossi. Nel retro è pieno di sangue, di tanto in tanto qualcuno porta dal mercato un capretto nero da sacrificare per chiedere, suppongo, favori alla dea. Aspetto il prossimo turno... (mi informo sul costo delle capre, 50 euro). Nella foto potete vedere il post-esecuzione. La carne delle capre viene elargita in una mensa ai poveri mentre i resti sono spartiti da dei cani fetidi.

Immagine forte. 
Pochi passi fuori dal tempio e ci ritroviamo in un fiumiciattolo super fetido che scopro essere uno dei rami del delta del Gange. Bello :)


Il giorno dopo si aggiunge a noi anche Karim, un ragazzo conosciuto a Pai con cui ero in contatto! Andiamo a cazzo in direzione nord verso un famigerato mercato in una zona interessante. Ci perdiamo in un quartiere del popolino in cui le attività commerciali si sviluppano tutte intorno ad una stretta via senza traffico. Mi rendo conto che oltre alle tantissime e interessantissime botteghe di artigiani ci sono anche parecchie "case chiuse". Sembra di essere nel medioevo, anzi no, ecco...mi sembra di essere ad Approdo del Re (per chi ha letto/visto il trono di spade), è proprio così che la immaginavo!!! Vorrei fare mille foto ma la gente ci guarda con faccia incredula, come se non avesser mai visto un occidentale prima d'ora. Viene spontaneo quindi non fermarsi... se fossi stato da solo non sarebbe stato facile reggere la pressione psicologica di centinaia di persone che ti fissano come se ti stessero per assalire!
Dopo varie peripezie raggiungiamo il mercato, o meglio raggiungiamo solamente la sezione "frutta" del mercato, o ancora meglio solo la sezione "arance e ananas" del mercato.


Dopo un pò non ce la facciamo più a stare in questo marasma di gente, veramente veramente troppa.. E non solo qui, è cosi in tutta la città... 12 milioni di persone in uno spazio ristretto con pochissimi mezzi pubblici. I clacson sono continui e ti danno alla testa, il traffico allucinante. Inoltre molti ti salutano, alcuni cercano denaro altri solo per chiederti di dove sei. E' un ritmo troppo allucinante, dopo 3-4 ore sei completamente rintronato. Trovo un pò di conforto solo nel bar citato prima o in camera, ma anche qui il caos in qualche modo continua. Tubi che perdono, allagamenti, suoni dalle stanze vicine, bambini che cantano in coro sotto la mia finestra e tanto altro.

BEEEEEP

Crowded
Durante i vari spostamenti vado di ottimo cibo locale e di Chai Tea, 3-4 al giorno. Non sapevo assolutamente di questa cosa...ma a quanto pare è la bevanda nazionale! Chai everywhere!

Il the viene servito in tazzine di ceramica usa e getta. Non sono piu cosi convinto che siano realmente usa e getta...secondo me qualcuno le raccoglie e le ricicla..per il dispiacere del mio stomaco.
Love this one
Ultimo giorno vado in solitaria nella zona più centrale, ricca e borghese, a vedere il monumento costruito dagli Inglesi per la regina Vittoria, impressive. Quasi per contrappasso poi mi dirigo verso la casa di Madre Teresa per capire che roba è. Sono stato li intorno solo pochi minuti ma la mia impressione è stata quella di un edificio-roccaforte con qualche suora spaurita in un immenso quartiere islamico. Un appunto, per quanto io qui racconti la mia visita in termini di "gita verso X" o "visita al monumento Y" Voglio sottolineare che lo spettacolo, qui in India, viene dalle strade e dalle persone. Ci sono talmente tante cose aliene rispetto al nostro mondo che si rimane continuamente rapiti.. come essere in un film o in un libro. E' difficile raccontare la sensazione, andrebbe vissuta.

When the English ruled the world
Decido di lasciare Calcutta, it is too much :) Destinazione Varanasi ma con tappa intermedia di mezza giornata a Bodhgaya, il luogo in cui Buddha ha ricevuto l'illuminazione. Vado in treno notturno, un'esperienza particolare su cui mi soffermerò meglio magari nei prossimi post :)  
Feeling generale fino a qui ottimo! Sono ancora nella fase "wooow", quindi è sicuramente destinato a cambiare a breve, anche troppo a breve come vedrete presto :P

domenica 5 gennaio 2014

16/12/13 - 5/01/14 - Tacomepai

Durante la settimana scorsa ho soddisfatto uno dei miei obiettivi: dare una svolta differente al viaggio che sto compiendo, in quanto non ne potevo più di stare e seguire i soliti tracciati turistici. Grazie alla moto ho potuto esplorare borghi sperduti e vedere meglio la vita lontano dalle città e dai luoghi turistici anche in thai. La prossima mossa è di andare a vivere come volontario in una fattoria di permacultura biologica vicino Pai (ohh Pai :)) per un pò e vedere come butta. Riparto in motorello per Pai, 140 km di tornanti ad alta quota..parto in ciabatte e mezze e maniche e arrivo mettendomi addosso tutti i vestiti che ho! Si crepa di freddo!
Arrivo nella fattoria "Tacomepai" di Lunedi, durante il secondo giorno del festival celebrato qui per la fine della stagione di raccolta del riso. Vengo catapultato in un mondo agricolo che mi entusiasma: la fattoria è enorme e formata da tanti diversi "edifici" (chiamarle capanne è più adatto) disseminati in mezzo al bosco. La cucina è sicuramente il luogo più pittoresco oltre che a essere il centro di aggregazione. Gli altri edifici pubblici sono la "Classroom", la "Library", la "Yoga house", il "Blacksmith". Oltre a questi c'è la casa in cemento dove vive il proprietario con famiglia. Mi viene assegnato un bungalow superbasico, costo 2 euro e 50 + 75 cents per TUTTI i pasti.

Home sweet home

Spifferi

Ma passiamo alla review della festa prima di continuare con la vita da farm. La prima sera lo show è composto da un balletto in costume degli alunni della high schiool locale oltre che diversi musicisti thai che suonano canzoni popolari. La serata passa easy bevendo birra di ginger e vino di riso con papaya, tutto homemade. Intorno al fuoco inizio a stringere con gli altri farangs volontari. Bello notare che ci sono diversi ospiti venuti da Pai e anche tanti Thai locali. Finito lo show si comincia con le jam session, mi butto in mezzo anche io, non conosco molti pezzi da chitarra classica ma seguire gli altri non è un problema.
Seconda serata procede con uno show di una comunità giapponese che vive vicino a Pai (il "moon village")..show superenergico e tutti a ballare! Bello vedere thai, giapponesi, farangs, bambini di etnie varie all togheter.

Moon village performing. Crazy!
Finite le giornate di festa inizio a entrare un pò più nella logica della fattoria. Scopro che in questa stagione, essendo secca, non c'è molto da fare nei campi..il riso è già stato tutto raccolto! Le principali mansioni sono quindi di mantenimento della farm, del porcello e dei campi, spaccare la legna, costruzione di roba in bamboo (solar dehydrator per fare la frutta secca in particolare), raccolta del cibo e ovviamente cucinare. Le prime giornate combino poco, vado spesso in città a cercare vestiti pesanti perchè di notte è un freddo da spavento.. Piano piano mi compro camicione flanella, felpa, sciarpone e giacca trendy (pagata solo 4 euri!). Di notte mi devo mettere tutto addosso, berretta e guanti compresi, perchè è come dormire all'aperto con molta umidità. 

Alcuni dei campi di riso
Messer porcello, detto Piggy!
L'ambiente principale, zona esterna (la cucina!)
In pochi giorni inizio ad interessarmi sempre più della cucina, quanto mi è mancato cucinare... Tuttavia gli ingredienti mi sono completamente alieni, quindi mi limito, con gli altri, a seguire gli ordini di Chan, che, insieme a Sandot, supervisionano i volontari. Il cibo è strettamente vegan e si cerca di utilizzare il più possibile gli ingredienti della fattoria minimizzando gli acquisti esterni. Il cibo, in questi primi giorni, è composto essenzialmente da quantità enormi di sticky rice (riso colloso..ottimo..) accompagnato da zuppe varie e papaya salad. E' veramente istruttivo cucinare questa roba, imparo molto sul cibo thai..cucinare con ingredienti quali taro, lemongrass, ginger, banana flower, mustard green, papaya, passionfruit diventa sempre meno misterioso.

Cibo thai vegan strabuono.. Tutti in fila :)

Lavandino homemade. Si evitano prodotti chimici, plastica ecc ecc.
Si cena verso le 7 e si rimane la sera, fino le 10-11, intorno al fuoco a raccontare minchiate, suonare e bere tante tisane di ginger e lemongrass. I primi giorni c'è parecchia gente, credo sulle 25 persone, ma poi, finito il festival, rimaniamo un gruppo sulla 15ina stabile..tanto che rimaniamo praticamente tutti insieme fino a gennaio, quando lascio la fattoria. Questo periodo relativamente lungo da la possibilità di conoscere molto meglio le persone e condividere con loro tantissimi momenti di lavoro e sollazzo. Il problema è che diventerà sempre più difficile abbandonare la fattoria..lentamente infatti si creerà un ambiente molto familiare. Fortunatamente le persone qui presenti non corrispondono alla classica figura del 21enne backpacker venuto in thailandia per devastarsi e fare festa diviso tra spiagge e luoghi superturistici. Siamo tutti grandini (alcuni con bambini piccoli) suddivisi tra persone interessate nell'agricoltura/autosostentamento, meditazione/yoga, vita comunitaria/squats e musica/droghe (lol :P).

Every night
Dopo circa 5-6 giorni succede che i due "supervisori" se ne partono per la Malesia a tenere un corso di permacultura; in pratica ci lasciano in mano la fattoria.. Amy gestisce tutti alla meglio, io di mio, avendo preso confidenza con la cucina, mi metto sempre di più ai fornelli (o meglio, ai falò..) fino a diventare la figura di riferimento del cibbo. Inizio a sperimentare, parto una sera con falafel e mochi (dolce morbido di farina di riso ripieno) ed a breve mi convinco ad utilizzare il forno a legna. In poco tempo inizio a produrre panini, focacce genovesi e pugliesi, bruschette a gogo...tanto che diventa una routine, da buoni occidentali non riusciamo più a stare senza pane manco un giorno..d'altronde si sa, il pane caldo appena sfornato è irresistibile. Mi coprono tutti di ringraziamenti e fa piacere dopo vari mesi di cazzeggio non lavorativo tornare a essere veramente utili per qualcuno che non sia me stesso. Particolare: cucinare con successo per dei bambini è stato particolarmente gratificante. I pomeriggi li passo quindi a fare la spesa in paese, farine e olii principalmente, e panificare ogni giorno 2-3 kg di farina. I ragazzi in genere preparano il companatico.

Impastando..
...e infornando

Breeeead!
^_^
Anche i falafel sono rimasti impressi, ci ritroviamo nei giorni successivi a prepararne di nuovi e in varie versioni più o meno hamburgerosi e accompagnati da mayo vegan e hummus. Pepe si associa alle redini della cucina (fortuna..) insomma nel giro di pochi giorni siamo passati da una cucina 100% a una mediamente occidentale, principalmente italiana con sfumature mediorientali e centramericane. Essendoci un sacco di cibarie ogni giorno, ed essendo io sempre in cucina, mangio a ritmo continuo e alla fine dell'esperienza la panza è lievitata non poco :)

Yumm...
Gnamm...
Sotto le feste natalizie i ritmi ritornano blandi. Passo molto tempo in paese a degustare the, caffè, torte e cibi etnici. Pai (ma anche Chiang Mai) è una sorta di paradiso culinario..tantissimi ristoranti di ogni genere a prezzi bassi. In paese c'è meno gente rispetto alla mia prima visita di due mesi prima: in questa stagione il grosso va al sud nelle isole per il clima meno piovoso. Cambio anche i locali serali, il Sunset Bar è troppo freddo per passarci le serate, quindi finisco spesso all'Edible Jazz dove ci sono sempre jam session "open mic" improvvisate. I locali sono tutti all'aperto quindi l'unico modo per riscaldarsi sono i falò, presenti quasi ovunque. Ogni sera che scendiamo in città ci sono concertini, jam session e cose così...l'atmosfera è fantastica, completamente diversa da quella dei pub "con concerti" italiani. Qui è tutto molto più easy e rilassato, se vuoi sali sul palco e suoni. I gruppi "veri e propri" fanno cose particolari: dal tradizionale thai a un tribale jappo passando per un flamenco kazako-cinese..
Il 24 dicembre il clima ritorna a essere più mite, di giorno si sta in pantaloni corti e anche la sera è sopportabile. Il giorno di Natale, per combattere la nostalgia, decido di preparare le tagliatelle al sugo di pomodoro e fagioli fatte in casa. Ore di lavoro per due kili di pasta, un lavoraccio!! A pranzo siamo solo in 10 ma ce le finiamo..

Nonna look!
Buon natale :D
Per quanto la mia esperienza qui è fortemente incentrata sul cibbo ho fatto anche qualcos'altro eh :D Un giorno sono andato a fare trekking nel canyon, davvero bello.. altre due volte sono andato con i ragass a "newland", un terreno nostro, ma isolato, in cui abbiamo raccolto verdure e frutti vari.

Trip to newland!

Raccogliendo papayas..ormai sulla testa
Back to the canyon!
Dopo 20 giorni in cui ho viaggiato col motorello vedo che questo inizia a trasmettermi brutte sensazioni..d'altronde 1500 km non son pochi. In particolare la plastica è tutta crepata per le vibrazioni subite durante i viaggi.. ho provato l'attak ma aiuta solo temporaneamente. Il 27 dicembre decido quindi di tornare a Chiang Mai, solo per una notte, a restituirlo. Ecco che dopo aver svalicato, a soli 30 km dalla città si ribuca la ruota.. non solo la camera d'aria, ma anche il copertone, aperto come una cozza. Pago quasi 20 euro da un meccanico per strada e riporto finalmente sto trabiccolo dal padrone. Torno a Pai in minivan, questa volta soggiorno in paese alla scuola circense per vedere come funziona..non ho fortuna, niente corsi, preso dalla nostalgia ritorno in farm :) Il paese è stato nel frattempo preso d'assedio da migliaia di turisti Thai, che hanno le ferie in questo periodo..non riesco a rimediare uno scooter per i trasferimenti farm-paese e quindi mi tocca spesso fare l'autostop.
Capodanno: giornata passare a panificare a gogo e finalmente, la sera, andiamo tutti a una festa Psy-Trance nel bosco (il delirio...).

2014!
Concludo... ancora una volta un intervento molto descrittivo...che a malapena riassume la superficie delle esperienze vissute. In particolare ho sorvolato sui tanti e profondi rapporti che si sono creati con le persone più disparate, non perchè non importanti (ovviamente), ma perchè penso sia difficile trasmettere a terzi le sensazioni vissute. Ho conosciuto in farm persone super interessanti, spero, almeno con una parte di loro, di mantenere rapporti nel futuro. Se non avessi preso il volo per l'India credo che sarei rimasto qui ancora abbastanza a lungo... d'altronde i discorsi serali vertevano spesso sull'India e quindi era come già esserci in parte.
Penso che questa esperienza sia stata fortemente significativa e potenzialmente in grado di essere un seme verso direzioni nuove anche una volta tornato. Fino ad ora, in questo viaggio, ho già avvertito dei cambiamenti, ma tutti relativamente "interni" alla mia persona. Ora invece si comincia a delineare anche qualcosa di pratico. Sul treno notturno per Bangkok ho iniziato a scrivere una serie di buoni propositi per il ritorno, troppo presto per parlarne ma ovviamente è incluso il continuare l'interesse verso il PANE :D

GOODBYE TACOMEPAI, HOPE TO SEE YOU AGAIN MY FRIENDS!!!!! <3











And now.. India