sabato 30 novembre 2013

20/11/13 - 26/11/13 - Phnom Penh e Kampot


Lascio Don Det la mattina presto in direzione Phnom Penh, capitale della Cambogia. Saluto tutti i ragazzi in quanto essi sono diretti in Thailandia. 
Avendo notato i prezzi alti dei biglietti dei bus (tipo quasi 30 dollari per la capitale) cerco il più possibile di andare al risparmio; il trick che vorrei fare è il seguente: comprare un ticket solo fino al confine (4 euro), pagare i 30 dollari necessari per entrare al checkpoint in Cambogia e una volta superato cercare un mezzo di trasporto locale da li. In realtà i locals sanno il loro fatto meglio di me, infatti a carte ormai scoperte capisco che il viaggio conclude DOPO il confine e non prima. Questo significa che è il tour operator che si prende in gestione il mio passaporto e i miei soldi (inutile dire che il tasso di cambio kip-dollaro che mi operano è una merda..). Fortunatamente conosco anche io qualche trick da italiano (lunga da spiegare.. :P) e per ripicca riesco a non pagare i 4 euro del biglietto fino al confine. Tuttavia non è finita qui..al confine scopro che non c'è assolutamente nulla nei dintorni, nessun paese, nessun bus locale, nessun ATM (bancomat). Mi ritrovo senza soldi (volevo tirar giù direttamente i dollari senza passare per un'agenzia di cambio) e senza biglietto nel nulla :V. Tuttavia il gruppone di altri ragazzi è ancora li sul loro super bus VIP..mi informo e scopro che c'è ancora posto. Inoltre mi ricordo di avere 10 euro di scorta nello zaino che mi salvano il culo. Mi accordo per pagare 10 euro subito e il restante (10 dollari) una volta giunti a destinazione. Lo so, tra dollari, euro e kip è un bel casino...inoltre, non contenti, in Cambogia usano il "Rial" in parallelo col dollaro..quindi significa che i pagamenti vengono fatti in maniera mista, rendendo ogni volta un macello il calcolo. Voglio aggiungere che anche se non ci fosse stato il bus una soluzione in questi posti la si trova sempre; appena vedono un occidentale si inventano di tutto pur di fare due soldi in più :)

No man's land, bye bye Laos
Finalmente si parte! Dopo appena qualche km la strada diventa uno sterrato pieno di buche. Inizialmente penso che nn può essere la strada principale questa ma poi mi ricredo..e si continua così fino quasi la capitale, parecchie ore dopo. Il fatto è che nell'intero stato le strade asfaltate sono pochissime e quasi solo nei centri cittadini. Sul bus conosco Reyhan, una ragazza tedesca che lavora nel mio stesso settore e con cui faccio una lunga chiaccherata sulle prospettive lavorative post-viaggio. Escluso il magone iniziale da lavoro parlandone mi rendo presto conto che sto cominciando a vedere le cose, non solo quelle legate al lavoro, con una prospettiva diversa, molto più "carpe diem / memento mori" rispetto prima. Potrei raccontare un sacco di situazioni che prima potevano preoccuparmi e che ora mi fanno sorridere. Un viaggio così ti porta ad affrontare parecchi limiti, blocchi mentali, paure che pensi di avere...per poi accorgerti che sono fatti di burro, si sciolgono al sole dell'Indocina. 
Arrivo a Pnhom Penh la sera, facendo la doccia nella vasca sfondo quest'ultima con un piede. Ma è di carta??? La mattina decido di telarmela presto prima che se ne rendano conto e magari me la facciano pagare. Passo la giornata successiva a camminare per tutto il centro storico. In particolare mangio in un ristorante italiano (buone le linguine al pesto ma più aglio e pinoli perdio! :) ) in cui ho l'opportunità di scambiare qualche parola con due signori espatriati, uno genovese e uno sardo, riguardo l'Italia e la vita qui. Vengo a sapere dell'alluvione in sardegna...la prima notizia sull'Italia dopo due mesi.


Durante il giorno Pnhom Penh non mi sembra molto diversa da Vientiane (la capitale del  Laos) se non per un maggiore livello di caos derivante principalmente dagli onnipresenti e scassacazzo tuk tuk. Nonostante ciò un certo livello di inquitudine diffuda lo si respira..ho visto un paio persone mutilate dalle mine ad esempio. Ma è di sera la città rivela completamente la sua faccia nascosta. In alcune strade ci sono diversi mucchi di mondezza e purtroppo, per quel poco che ho visto, non poche persone a rovistare tra essi. Inoltre nei dintorni dei locali della zona turistica si possono notare diverse guardie private, il che significa che le
voci sui livelli di criminalità di questo posto sono tutt'altre che infondate. La cosa più triste è stato il ritrovarmi di fronte una bambina di quattro anni a chiedermi l'elemosina. Dopo una giornata passata a rifiutare proposte di tuk tuk di ogni tipo, almeno 100-200 durante tutto il giorno...uno stress incredibile, l'istinto mi porta a declinare l'elemosina. Ma neanche il tempo di girare l'angolo e avere il tempo di riflettere che mi viene un magone incredibile. Sono tornato in ostello con gli occhi di quella bambina in testa tutta la sera. Quello che ho notato finora mi fa almeno in parte comprendere cosa questo popolo deve aver passato fino neanche 15 anni fa. Il genocidio di una nazione, operato dal governo dei Khmer Rossi di Pol Pot verso il suo stesso popolo per più di 20 anni, i bombardamenti a tappeto USA e l'invasione vietnamita... Di solito scrivo il blog parecchi giorni dopo aver vissuto i fatti ma questo paragrafo l'ho scritto la sera stessa per ricordarmi in futuro le sensazioni negative provate. Decido di lasciare la città il giorno seguente ma mi segno che, in caso di un secondo transito, una visita ai campi di sterminio è d'obbligo.
Il 22 nov raggiungo il paesino di Kampot, una ridente cittadina vicino la costa che porta ancora molti segni dell'influenza francese. Appena giunto mi rendo conto che l'atmosfera è molto più rilassata che nella capitale; è una Chiang Mai in miniatura. Ci sono tantissimi 50-60enni occidentali atti a cazzeggiare tra bar e ristoranti e parlare la sera nei pub di onde elettromagnetiche e antenne (!!!). Indubbiamente questo posto ha un certo fascino, si respira aria da siesta perenne..e alle 21 tutti a letto :) Mi stabilisco al Naga House, nel dormitorio in bamboo per 2 euro e mezzo a notte.

Carcere francese,  ridente cittadina :)
Espresso bar, so goood!
Il 23, giorno del mio compleanno, sono carico abbestia. Inforco uno scooter senza targa e giro tutta la mattina alla ricerca di una fantomatica caverna che non trovo..anche avendo una mappa delle strade principali è praticamente impossibile orientarsi..la segnaletica è completamente assente e i locali non parlano inglese.. anche quando parlano qualche parola ti dicono "vai a destra" e fanno cenno con la mano di andare a sinistra.. mi è successo diverse volte! Cambio meta e mi dirigo nel parco nazionale di Kep. Stavolta lo trovo, mi sparo 3-4 ore di onesto trekking in scioltezza. Troppo in scioltezza...senza badarci troppo la mia mano scambia un lucertolone (un'iguana forse?) per un tronco. Mi cago un pò addosso.. fortunatamente il bestiolo non ha reagito. Il problema è che la giungla sembra totalmente identica ai boschi italiani per cui è facile abbassare il livello di attenzione.

Lovely
Nemmeno il tempo di finire il percorso che viene giù un nubrifagio che dio comanda. Aspetto che passi il peggio e inzuppato fradicio vado a vedermi il paese di Kep, nulla di che, molto turistico. Tuttavia, visto che sono tornato sulla costa dopo un mese di entroterra, ne approfitto per farmi un bagno al tramonto. Percorro in condizioni pietose i 25 km della statale Kep-Kampot, una fottuta trappola mortale al buio senza fari.

Survived, fuck!!!

Tipica strada di campagna. E io che mi lamentavo delle condizioni delle strade Thailandesi..
Sopravvivo e torno in ostello in cui ritrovo anche Reyhan, giunta da Rabbit Island. Essendo sabato riusciamo anche a festeggiare il mio compleanno in un clima quasi da club (thanks Rey!) :)
Le giornate successive sono un alternarsi di cazzeggio puro, passati tra amache e bar, ed esplorazione in scooter. Per quanto riguarda il cazzeggio c'è da segnalare l'incredibile bar "Espresso", cibo assurdo e migliore caffè dell'Asia. Nell'ultimo mese ho pure messo su alcuni chili a forza di strafogarmi.

Best muesli of my life... Espresso rocks!
Per quanto riguarda l'esplorazione riusciamo invece ad arrivare in diversi posti: la fottutissima caverna, le saline, i campi di pepe (uno dei migliori al mondo). Come ogni viaggio che si rispetti il bello non è tanto l'arrivo ma quanto il viaggio stesso..ecco quindi alcuni scatti dei meravigliosi bambini incontrati lungo le strade di campagna.





Kampot, per quanto a prima vista dia l'idea che non ci sia un cazzo da fare, è sicuramente stata una delle mie tappe preferite. Mi rendo conto che sta diventando davvero difficile spiegare in un blog quello che sto vivendo, sempre più intenso e in simbiosi con il posto in cui sono. Spero che almeno con le immagini riesca a trasmettere quello che non riesco con le parole, che si fermano ad una mera descrizione dei fatti (scusate ma non sono un romanziere :v).  Inoltre devo dire che la scelta delle tappe è azzeccata: il sud della thai prima del nord è un'ottima idea.. e così come il Laos e la Cambogia dopo la Thailandia. L'impatto con la cultura e la povertà è graduale e ci si riesce a godere ogni posto. Andare nelle isole della Thailandia dopo aver visto il resto è parecchio deludente.
In questo ultimo periodo comincio a sentire seriamente la mancanza degli affetti, della mia vita "precedente" e DEL CIBO italico che cerco di sostituire rimpinzandomi in ogni modo. Strano a dirsi.. mi mancano anche alcuni aspetti della Norvegia e di quel sentimento di nostalgia invernale perenne. Riflettere, riflettere! :)

With Reyhan!

Good finale

domenica 24 novembre 2013

11/11/13 - 19/11/13 - Laos del sud

Dopo 3 notti a Vang Vieng ne abbiamo abbastanza, l'atmosfera qui per quanto rilassante non è delle migliori; infatti i nativi ci vedono un po troppo come macchine da soldi considerato che dovrebbe essere un posto "easy".
Decidiamo di dirigerci a sud, nella capitale Vientiane. In città non c'è poi molto da vedere escluso un arco in stile semi-francese. Per essere una capitale il posto è davvero modesto; persino i palazzi "del potere" sono piccoli e sonnolenti..sembra che la vita dei laotiani sia abbastanza tranquilla e poco influenzata, fortunatamente, dal partito. Restiamo in città ben tre notti in quanto necessitiamo tutti del visto thailandese. Infatti richiedendolo all'ambasciata Thai si ottiene un permesso valido 30 giorni (25 euri) mentre se lo si chiede diretto al confine se ne ottiene uno di 15 giorni (ma è gratis in questo caso). Nell'ambasciata incontro un sacco di gente nota! Un ragazzo italiano conosciuto a Vang Vieng, 2 ragazzi del gruppo dei finlandesi conosciuti a Koh Tao e persino un ragazzo che ha viaggiato con la Linda l'anno scorso (se passo a Koh Tao ti contatto Gian!). Craazy.. Sembra incredibile, si percorrono migliaia di chilometri in tutto il subcontinente ed alla fine è quasi più facile incontrarsi in questo modo che nella propria città in Italia con i propri amici... Ormai in testa ho una sorta di radar mentale che mi dice dove sono tutti gli amici conosciuti e so che è che è semplice ribeccarsi..in fondo siamo tutti sul "banana trail". Una mattinata ci ritroviamo infatti per colazione anche con Jesse e consorte, venuto anch'egli per il visto da Chiang Mai, posto in cui vive e dove mi riprometto di andarlo a trovare presto.

L'arco
Per quanto riguarda il cibo alterno colazioni stile francese, baguette a gogo + lao coffee, e ristoranti indiani, l'opzione migliore per cibo vegetariano a basso costo. Purtroppo col cibo  di strada casco male..non esiste praticamente il concetto di vegatarianesimo qua. Anche chiedendo una zuppa di noodles con verdure ci si trovano galleggiare pezzi minuscoli di fegato e altre parti strane..

Beerlao Dark. Best beer in the world lol!
Tipica bancarella di cibo. Ah, gli spiedini di uova contengono credo embrioni di anatra..
In generale passiamo le giornate tra l'ambasciata e giri in bicicletta. Siamo anche fortunati a beccare la festività buddhista più importante del paese, il That Luang Festival, che si tiene intorno un importante tempio. Ci andiamo senza indugi; scopriamo che il grosso della festa in realtà non è a sfondo religioso ma è invece un insieme di stand che sponsorizzano a tutto volume bevande energetiche, auto e via dicendo con un intorno di bancarelle di cibo tutte uguali. Sembra una San Gregorio estremizzata. Ci infiliamo nel "BeerLao Garden" dove suona un gruppo locale e dove ci rendiamo conto di essere gli unici occidentali in mezzo a migliaia di giovanissimi laotiani intenti a bere giraffe di birra. La situazione è abbastanza imbarazzante in quanto abbiamo tutti gli occhi puntati su di noi ma tuttavia la serata si rivela una figata, una delle più assurde passate qua!! Ogni tavolo mi chiama per brindare o per offrirmi varie birre..mi sembra di essere Tom Cruise sul red carpet (!!!). Finisco per bere non so quante birre tutta la notte. Riflettendo su quanto vissuto suppongo che per questi ragazzi, probabilmente rampolli della piccola borghesia della città, l'essere a contatto con un occidentale (in un contesto che definire brillo è dire poco) rappresenti la voglia di apertura verso l'occidente, in particolare verso l'america e la camionata di prodotti "fighi" che il capitalismo comporta.

Crazyness level 10000
Seguendo i consigli della Lonely Planet continuiamo il viaggio in direzione sud, verso la Konglor Cave. Il posto è veramente disperso in campagna, lontano dalla main road nord-sud. La caverna è particolare nel senso che è un lungo ed enorme tunnel naturale in cui scorre un fiume abbastanza impetuoso. La visita è composta quindi in gran parte da un lungo giro in barca che ricorda appunto una corsa in autostrada. All'uscita mi addormento su un tronco vicino al fiume e mi ritrovo un serpente ad un paio di metri da me, precisamente sulla mano di Mylene lol (uscita indenne).

Konglorrr
La parte interessante per me non è stata tuttavia la visita alla caverna quanto l'aver soggiornato in un villaggio di campagna totalmente isolato, a stretto contatto con la famiglia che ci ha ospitato.

La piccoletta di casa :)
Life is simple part 1000
Terminata la visita continuiamo a sud, ma ci rendiamo conto che lasciare il villaggio è molto più complicato che arrivarci. L'unico mezzo per tornare sulla lontanissima strada principale sono i tuk tuk...non riusciamo nemmeno a contrattare sul prezzo in quanto sanno che siamo fregati e non abbiamo altra scelta (e come se la ridono!). Ci spariamo qualcosa come 6-7 ore di tuk tuk fino a Tha Khek e da li, dopo una cena lungo il Mekong, diretti fino Pakse col bus notturno. Dormire su sti bus è dannatamente difficile, anche avendo due posti non riesco a ranicchiarmi a dovere..tuttavia ormai ho sviluppato una tecnica lol. Purtroppo vengo svegliato con una panacca e un urlo da un tuk tuk driver (ma sei fuori di testa??)..ci ritroviamo nel mezzo di nulla ancora una volta.. Il gioco è questo: tu prendi il bus locale per una certa città e questo ti scarica in realtà a 5-6 km da essa costringendoti spesso a prendere un fottuto tuk tuk per il centro. Bello scam. Funziona un pò tutto così in Laos..e dopo un pò diventa molto stancante contrattare all'infinito e pretendere un trattamento migliore.
Da Pakse l'obiettivo è quello di raggiungere l'ultima faticosa tappa del viaggio in Laos, le 4000 isole. Queste fanno parte di un arcipelago interno al fiume Mekong che in questo punto si allarga enormemente tanto che è impossibile vedere l'altra sponda (questo perchè in realtà la vista è ostruita appunto da isole su isole). Prendiamo il ticket per un minivan 9 posti quando ci rendiamo conto, ormai tardi, che il van è pieno..ci rifilano due sgabelli appoggiati alla meno peggio. Ci rifiutiamo di viaggiare in ste condizioni a pari prezzo e inizio veramente a sbroccare. Riusciamo fortunatamente a prendere un bus locale (un grosso tuk tuk in realtà) in compagnia di sola gente del posto. Altro viaggio devastante arricchito però da alcune scene rustiche ma piacevoli. A partire dalla Konglor Cave ci siamo fatti quasi 24 ore di viaggio credo.

Vendita di cibo sul bus locale
Prendiamo un paio di bungalow sull'isola principale, Don Det, a 3 euri a testa. Finalmente ci rilassiamo per ben 4 notti qua :) I nostri vicini di bungalow sono due ragazzi conosciuti a Pai ed arrivati fino qui in autostop..incredibbile..ma ormai non mi stupisco più di ste coincidenze. L'isola è un vero paradiso, un'enorme distesa di riso arricchita da abitazioni semplici e tanti ma proprio tanti animali che razzolano ovunque. Il "centro" altro non è che un tratto di via lungo 100m con diversi ristoranti e l'immancabile reggae bar in cui ci passo inevitabilmente ogni serata. La popolazione locale è fantastica, si riesce a percepire ed apprezzare la loro serenità ed il loro stile di vita semplice ed autosufficiente. Stando in posti come questi è inevitabile porsi molte domande relative al cosa sia la felicità ed alle cose veramente necessarie per ottenerla.

Finalmente riposo
Tramonto dal bungalow
Scene che in Italia esistono solo nella memoria dei nostri nonni
Qua ci si diverte con poco, ad esempio infastidendo un farang!
Passiamo un paio di giornate al riposo totale, una a girare in bicicletta ed un'altra a fare una lunga sessione di kayaking sul Mekong (prima escursione organizzata del viaggio!) durante la quale veniamo assaliti da parecchie sanguisughe. Sti piccoli vermetti si appiccicano di brutto e se li stacchi dai piedi ti rimangono attaccati alla mano -.- . Imparo dalla guida anche il significato del termine "Farangs" che avevo già incontrato in precedenza. E' l'appellativo che i locali usano verso gli uomini bianchi, parola usata in origine solo verso i coloni francesi (infatti credo voglia dire proprio "francesi") e poi estesa a tutti. La guida giura che non è un termine dispregiativo ma a me suona tanto il duale del nostro "musi gialli". Crrrazy farangs!!!

Kayak dream team lol
L'ultimo giorno, mentre ci polleggiamo su una spiaggia, un signore inglese muore 500 metri più a monte, trascinato dalla corrente in una cascata minore. Veniamo a saperlo appena tornati al campo base. Questo fatto, come un pugno, ricorda che per quanto qui tutto sembri possibile e easy ci possono essere delle conseguenze da pagare se non si pone la giusta attenzione. La prudenza va mantenuta sempre anche se a volte è veramente facile dimenticarsene in preda all'adrenalina di mille avventure.
Concludo il capitolo sul Laos dicendo che è un posto che apre veramente gli occhi...che merita 10000 volte la fatica per raggiungerlo e girarlo. Se venite in queste zone ed avete il tempo, non fermatevi solamente alle isole della Thailandia, c'è un tesoro enorme dietro da scoprire da queste parti!


martedì 19 novembre 2013

5/11/13 - 10/11/13 - Laos del nord

Partenza da Pai direzione confine nord. 7-8 ore di viagggio e dormita in una guesthouse lungo quello che alle prime luci dell'alba si rivela l'enorme fiume Mekong, il maggiore bacino di tutto il sud est asiatico. In mattinata passo il confine e arrivo, dopo alcune lungaggini burocratiche, finalmente in Laos. Devo dire che non so quasi nulla di questo paese non avendo avuto tempo per studiare. So solo che è il paese più povero (e forse autentico) dell'Asia ed il più bombardato in assoluto nella storia. Con mia sorpresa all'arrivo scopro che in Laos è presente un regime comunista a partito unico derivato da quello vietnamese. La falce ed il martello sventolano un pò ovunque dai balconi. Cambio i miei Baht in Kip, la svalutata moneta locale. Risultato: sono milionario senza avere nulla in tasca :) I prezzi inoltre sono abbastanza alti, quasi il doppio di quelli della Thailandia settentrionale.

Milionario senza avere nulla in tasca...maledetti kip

Cucina tipica
Passo il pomeriggio a dormire lungo il fiume e ormai perdo il bus per la prima destinazione: Luang Prabang. Il viaggio di 12 ore è probabilmente il più tosto fatto finora, la strada è solo composta da curve e l'autista spinge di brutto sull'acceleratore. Risultato: anche avendo due sedili a disposizione sbatto la testa di continuo. Lungo la strada non è presente quasi nessuna struttura umana se non alcune capanne in bamboo. La prima tappa è infatti una pisciata sotto le stelle. Arrivo alle 5 di mattina in città, mi unisco a due sorelle canadesi del Quebec, Cynthia e Mylene, e un ragazzo sloveno, Gregor. Fortuna vuole che riusciamo a vedere e partecipare alla mattiniera processione dei monaci buddisti, in cui viene donato cibo a questi ultimi. L'atmosfera è davvero unica.


La città si rivela un piccolo gioiello: particolarmente interessanti il quartiere coloniale francese e i mercati, in cui tutto il cibo e gli stands sono molto più veraci che in Thailandia. Curioso il fatto che ovunque si trovino baguette e croissant, altro interessante francesismo. Nel mercato serale troviamo diversi stands che offrono molte varietà di cibo vegetariano a buffet al costo di 1 euro al piatto, minchia!!! Purtroppo nel resto del Laos il cibo vegetariano è una rarità...molto diffusi invece sono spiedini di carne e pesce, zuppe (sempre carne) e uova.

Mercato diurno
Mercato notturno. Un piatto a buffet costa 1 euro!! (vegetarian!)
Il giorno seguente decidiamo di andare alle cascate di Kuang Si senza aspettarci nulla di chè dopo averne viste già a profusione nell'ultimo mese. Con nostro piacere si rivelano invece veramente impressionanti...probabilmente le più belle che abbia mai visto. Bagno obbligatorio e arrampicata fino la cima della cascata in cui ci godiamo il tramonto e una birra..

Impressive Kuang Si
Decido di unire le sorti del mio viaggio al nuovo gruppo e partiamo insieme alla volta di Vang Vieng. L'idea è quella di attraversare tutto il Laos da nord a sud. Durante il viaggio (altre 6 ore estenuanti di curve...need some rest) mi rendo conto che sia dal punto di vista naturalistico che da quello dei costumi locali (l'occidentalizzazione è minima) il Laos è probabilmente uno scalino sopra la Thailandia anche se quest'ultima, per costi, dimensioni ed accoglienza è migliore. La scelta è dura.
Cercando un pò in rete scopro che Vang Vieng è famosa per il "tubing"... un'attività che prevede di discendere il fiume in 3 ore a bordo di una camera d'aria di trattore e fermarsi in varie tappe a bere alcool per tutto il pomeriggio. Conoscendo gli anglosassoni non mi stupisce leggere che parecchi muoiono affogati o per cazzate fatte da ubriachi marci (ne son morti 27 l'anno scorso). Tentiamo anche noi la pratica ma senza ubriacarci...niente di entusiasmante alla fin fine. Rimedio anche una puntura d'insetto che mi fa gonfiare un dito come un limone oltre a provare prurito in una gamba (?): avanti di antistaminici. La farmacia da viaggio si rivela parecchio utile...

Vang Vieng
Il paesino anche se parecchio turistico rispetto gli standard del Laos risulta tutto sommato carino. Rimediamo un bungalow sul fiume a 4 euro e sfruttiamo anche la tenda delle ragazze. Alla fine rimaniamo per 3 notti. Le serate le passo a mangiare cibo indiano, la mia corrente tendenza gastronomica, a giocare a Uno e bere davanti al fuoco insieme a delle mucche nostre vicine di casa. Di sera serve una maglia, non è cosi caldo qui.

La mucca mamma (qui in movimento veloce..) decide di incornarmi per troppa vicinanza al vitello. Fortunatamente si ferma a 1 metro dal mio stomaco :V
L'avventura più figa la facciamo in una grotta che, pur essendo relativamente standard, presenta un percorso al buio chiuso al pubblico. Proseguiamo con le torce su un terreno particolarmente impervio e disseminato di svariate voragini. Le due canadesi son più spericolate di me :) Al termine della caverna mi magno baguette tofu e finiamo per fare un "Ommm" collettivo al buio. Per tornare indietro ci perdiamo in un enorme campo di riso e abbiamo la fortuna di osservare meglio uno spaccato della società rurale di questo paese: è un salto indietro nel tempo di 100-150 anni, sembra di vedere scene del film "Novecento". Mi metto a suonare una delle peggiori chitarre mai viste in compagnia dei contadini, belle scene :)

In the cave. Ohhh yeah!
Life is still simple...
Piccola riflessione finale: mi rendo conto che questo blog è sempre più "tirato via", nel senso che trovo pochissimo tempo per scrivere riflessioni "profonde" visto che la vita qua mi assorbe completamente. Un appunto lo posso comunque dire: più resto immerso in questa società più mi rendo conto di quanto lo stile di vita locale sia più vicino alla natura umana, pur tra mille distinguo, di quello occidentale. Chissà, forse sarà dura tornare a vivere in un contesto dove nelle strade le persone non si salutano, dove non si vedono animali razzolare liberamente e dove la vita si svolge nascosta all'interno di mura di cemento.

Besos

lunedì 11 novembre 2013

Day 25 - 30 - Pai ohh wonderful Pai

Premessa: prima di partire avevo letto alcune cose su Pai ma non mi aveva colpito troppo. Pensavo addirittura di non includerla nel viaggio. Poi una volta qua, parlando con varie persone che mi dicevano sempre "go to north, go to Pai" mi sono convinto al punto da dedicare a questo posto l'intera parte finale del mio primo visto in Thailandia. Il perchè ve lo racconto a breve.
Da Chiang Mai si arriva a Pai in poco più di 4 ore; mi faccio, ancora una volta, influenzare dalle guide e anche dalle persone che mi raccontano quanto sia "terribile" la strada da percorrere. Mi aspetto chissa cosa... tanto che sul minivan accetto pure una medicina per il mal d'auto da dei ragazzi cinesi (minchia mi sembra di prepararmi ad andare sulla luna). Dopo aver rotto il ghiaccio mi iniziano a offrire di tutto: cibo, acqua, sigarette..! Quando gli dico che sono italiano si mettono pure ad applaudire, che scene lol. Il viaggio procede tranquillo, si rivela si lungo ma per nulla tortuoso...la strada è in condizioni ottimali e le curve sono meno strette di quelle dei nostri passi appenninici. Tanto clamore per nulla, mah! Dopo 4 ore di buio totale l'arrivo in paese è una bella sorpresa: viuzze con tanti locali e tanti stands di cibo ovunque! Il paese è inoltre disseminato di bungalow che rappresentano la principale tipologia di sistemazione qui.
Ma veniamo al dunque.. Pai è un paesino di 3000 anime nella provincia di Mae Hong Son, la più a nord ovest del paese. Ciò che rende speciale questo posto è che da circa 25-30 anni massimo è iniziato a diventare un ritrovo hippie. Più della metà delle persone che si incontrano nel piccolo centro sono occidentali! Beh non posso certo quindi dire che si viene a Pai per stare tra i locali. Detta così si rimane col dubbio, sarà un posto commerciale del cazzo o una figata?
Mi basta fare un giro in centro per capire che aria tira: dopo 10 minuti conosco una coppia coreano-giapponese, Kim e Maya (con cui finirò per chiaccherare quasi ogni giorno), e Jesse, un ragazzo californiano (vegan!) che ha vissuto in Italia e che finisce per caricarmi sul suo scooter e con cui decido di andare in un locale dove suonano musica dal vivo. Per strada incontriamo gente con chitarre, batterie (!) e altro; il tempo di ordinare una birra e l'organizzatore mi chiede se voglio suonare. Toc toc siamo ancora sul pianeta terra? Mai vista una cosa così! Inoltre questo mi ricorda cosa significa viaggiare da soli, piombare in situazioni non programmate che si rivelano sempre una figata. Mi basta una serata per vedere che tutto il paese è così, thai compresi; intrecciare nuove relazioni sembra la cosa più spontanea del mondo qua: la diffidenza non esiste. La serata va al top, ritrovo pure i due ragazzi francesi con cui ho viaggiato, Jon e Surya! Finiamo a cantare intorno ad un falò (presenti un pò in tutti i locali) canzoni in svariate lingue. Il giorno dopo mi sento già a casa, giro per le strade in scooter e mi ritrovo a salutare un sacco di persone.
Ancora più interessanti sono i dintorni di Pai, ci sono varie cose da vedere a breve distanza: 3 cascate, 2 fonti termali, un gran canyon, diversi campi di elefanti e grotte. Soprattutto ad una delle cascate ci si ritrova un sacco di gente dedita a rilassarsi e chiaccherare sulle rocce. L'intera zona, paese copmpreso, mi sembra, sia per le persone che per i luoghi, una bolla isolata dal mondo esterno...potrei definirlo quasi un paese dei balocchi :) Inoltre in città è molto diffusa la presenza di ristoranti con ampi menu vegetariani e salutisti..quasi un 50% del cibo che si trova è veg! Insomma potete capire che per un vegetariano è il paradiso.. Da notare anche che i prezzi qui sono i più bassi di tutta la thailandia. Ad esempio l'ultimo giorno mi son sparato: caffe, yogurt con muesli e frutta, hamburger veg, patatine, insalata healty, hummus e falafel con contorni vari il tutto a 9 euro... insomma mi sono rimesso all'ingrasso hehe.



Healty Food!

Nonostante la mia permanenza qui è di circa una settimana non posso dire di avere fatto troppe avventure. Infatti ho passato gran parte del tempo al cazzeggio tra ristoranti, bungalow di amici, locali, cascate e piscine. Tutto questo in compagnia di tantissimi amici; grazie all'atmosfera di questo paese, dopo un paio di giorni, mi ritrovo in una compagnia stabile di una dozzina di persone un pò da tutto il mondo. Incontro anche il primo italiano in versione backpacker solitario! Un saluto speciale quindi a Alessio, Jon, Surya, Charles, Solene, Moshe, Tamara, Laura, Ben, Lisa. Love u guys, hope to meet u again!
Sono successe davvero troppe cose in una settimana per elencarle... quindi senza ordine cronologico ecco un pò di immagini dei dintorni di Pai.







Bellissimo il fatto che per ritrovarsi tra amici non serva nemmeno il numero di telefono, ogni sera infatti magicamente (grazie alla dimensione del paese) ci si ribecca tutti quanti al Yellow Sun e al Sunset Bar.

Sunset bar e la seconda versione del suo instabile ponte (il primo è crollato dopo un giorno). Un pazzo s'è buttato scooter e tutto dal ponte :)
Lanternata dla ponte del Sunset!
L'unica big adventure l'ho fatta in compagnia di Charles, un ragazzo del Quebec. Raggiungiamo a 60 km di distanza la Lod Cave, davvero magnifica considerato anche il fiume che l'attraversa (su cui mi improvviso traghettatore). Qui inizio a discutere con Charles l'eventualità per le prossime settimane di ribeccarsi e fare una super avventura di lunga durata nella giungla una volta comprata l'atrezzatura. Vedremos. Non soddisfatti proseguiamo il viaggio in direzione del monastero Tam Wau Forest Temple, un cui un ragazzo italiano, Alessio, è andato per i corsi di meditazione. Il viaggio attraversa svariate montagne, siamo a due passi dal confine con il Myanmar, in giro non ci sono ne paesi ne persone se non i clan delle colline. Breve pausa al monastero per informarci su come funziona (possibile prossima meta) e ritorniamo indietro col buio pesto. 160 km sul motorello in totale.

Muuuu

Lod Cave Entrance
Oh Caron non ti crucciare
Myanmar border
E' molto difficile spiegare su un blog quello che ho provato in questo paesino. Nonostante l'alto numero di occidentali qui non ci si sente turisti; mi sembra più di aver trovato una seconda casa se non per il fatto che le persone con cui si lega sono destinate a ripartire. Posso dire che questo posto è ancora autentico; qui gli occidentali non sono visti come soldi con le gambe, inoltre l'isolamento totale del luogo probabilmente eviterà in futuro una sua massificazione come invece accaduto per luoghi simili ma lungo la costa.
Sono costretto ad abbandonare Pai e la Thailandia il 5 novembre poichè il 6 mi scade il visto (e il viaggio è lungo)...ma sarei rimasto volentieri ancora almeno un'altra settimana. Probabilmente tornerò in questo posto per fare due attività: permacultura e meditazione..ma è ancora tutto da vedere.
Ritornare ad essere totalmente soli è dura dopo avere condiviso una settimana con un sacco di persone fantastiche. Sul mio cammino ora mi aspetta il Laos...ed è sempre più difficile mantenere un filo con l'occidente.

Driving Thai Style. Ciaoooo!


domenica 3 novembre 2013

Day 20 - 24 - North Trip & Chiang Mai

Mi sveglio in preda ai dubbi sul da farsi.. ancora mare o è ora di dare una svolta al viaggio? Impiego tutta la mattinata a prendere la decisione...e alla fine opto per il cambiamento! In fondo sono da più di due settimane sulle spiagge di mezza Thailandia, senza considerare il fatto che a breve mi scadrà il visto (6 novembre) e dovrò quindi uscire dal paese! Devo iniziare a pensare come organizzare le prossime mosse. La scelta è tra il profondo nord o la costa est e da li Cambogia. Decido per il nord ed il suo capoluogo, Chiang Mai e dintorni, in fondo si sente parlarne solo che bene!
Colazione semi-inglese e pranzo con frutta; mi compro un cellulare nuovo da 30 euro (anche troppo ma sono su un'isola..) e parto per Bangkok. 11 ore di viaggio passate relativamente bene se escludo l'acquazzone che mi ha costretto ad un viaggio in mutande e coperta hehe. A Bangkok mi infilo nel primo ostello che trovo..brutta scelta visto che il tizio ha dei modi veramente del cazzo e parla l'inglese peggiore mai sentito in vita mia (e se ne vanta!). Il bus per il nord è notturno, quindi ho un giorno di tempo in cui ne approfitto, visto che è domenica, per tornare al Jatujak market, il mercato più grosso dell'Asia.
Questa volta, avendo più tempo, me lo giro per bene il mercato. Ci sono un sacco di cose fighe ma evito acquisti non necessari. Particolarmente interessante è la sezione del vestiario nerd/hipster; ci sono cose che in Italia ci sognamo. Torno a mangiare al negozietto giapponese, ordino il riso con i funghi Teryaki quando mi accorgo che il gestore è praticamente identico al padre di Licia (bella pettinatura lol) del famoso cartone animato..
Alle 19 si parte in bus per Chiang Mai, altre 11 ore di viaggio passate in scioltezza con due ragazze di Brescia in vacanza e a dormire pesantemente. Mi viene da ridere se penso che fino pochi anni fa un viaggio di 4-5 ore tipo fino Milano o Roma mi sembrava lungo; sarà che ormai ci ho fatto il callo con tutte le traversate norvegesi percorse querst'inverno. Prima della partenza ceno da Ethos, il ristorante vegan hipster che avevo già notato. Ottimerrimo l'hummus con i falafel, il mio stomaco ringrazia.
Arrivo nel centro di Chiang Mai alle 6 di mattina senza la più pallida idea di dove andare. Alla fine rimedio un ottimo ostello nel centro storico per soli 3 euro al giorno. Il pomeriggio giretto in relax per i templi in compagnia di Katja, una ragazza tedesca in viaggio in solitaria per 8 mesi.
Che dire di Chiang Mai? La città è la seconda per estensione della Thailandia nonostante sia molto ma molto più piccola di Bangkok (solo 150k abitanti contro i 8milioni della seconda..un pò come se Rimini fosse la seconda città d'Italia..). Il centro è un calderone di tre diverse culture: quella thai, quella birmana (Myanmar) e quella delle tribù delle colline. La zona è un centro spirituale molto importante; ci sono un sacco di monaci per le strade. Infine bisogna sottolineare che i dintorni della città, un pò come tutta la provincia, sono visitati per svolgere diverse tipologie di attività: trekking nella giungla e in varie cascate, visita agli elefanti, zipline, kayak, climbing ecc ecc...
Durante la mia permanenza noto inoltre diverse cose interessanti. In primis che i prezzi sono inferiori di un 30-40% rispetto al sud e soprattutto rispetto alle isole. La seconda cosa è che il turismo di massa qui non esiste; in particolare la percentuale di "party people" è pari allo 0% fortunatamente. Gli occidentali che si trovano possono essere suddivisi in tre categorie: coloro che viaggiano per un tempo limitato e che quindi ne approfittano per fare le attività sportive, coloro che viaggiano a lungo e se la prendono con calma (backpackers) e infine coloro che vivono nel Sogno. Vi chiederete cosa intendo con vivere nel sogno.. Provate a immaginare espatriati sui 50-60 anni vestiti alla John Lennon intenti a sorseggiare caffè con un libro in mano; eccovi un bel quadretto :) La presenza di questi ultimi aggiunge un ulteriore importante tratto alla città: si respira infatti una diffusa atmosfera anni 60 non ostentata e non contaminata dal turismo di massa. Potrei quasi dire che qui esiste veramente la "dolce vita": una città tranquilla ma al contempo interessante in cui è possibile vivere con poco e lontano dalle orde di turisti presenti sulle coste.

A Chiang Mai i tuk tuk a pedali sono ancora una realtà
La moda imperante: hippie con contaminazioni hill-tribe
Temple
Per la mia felicità Chiang Mai è molto interessante anche dal punto di vista gastronomico: ci sono tantissimi ristoranti vegetariani/vegani/etnici ecc ecc... Ne tento diversi con risultati differenti. Essendo comunque l'offerta così ampia rispetto alle isole riprendo a mangiare di gusto in questo posto; anzi spendo la stragrande maggioranza del tempo a girare per ristoranti :)
Il giorno successivo, volendo evitare costosi (e noiosi?) tour organizzati, decido di affidarmi alla guida e parto insieme a Katja per Chiang Dao col bus pubblico (70 km). Qui è presente la montagna più alta della Thailandia ed, al suo interno, un'interessante caverna che ospita a un tempio sotteraneo. Parte del percorso è senza luci e quindi prendiamo una guida locale che ci porta nei meandri della montagna con una lampada a gas.

L'ingresso minimo al percorso al buio

Eccheccazz

Tempio sotterraneo
I love these demons
Proseguiamo il giro andando a delle pozze termali ben curate (1 euro mezzora), l'acqua è strabollente ma si sta da dio. Il tempo inizia a scarseggiare e rimando la visita alle hill-tribes. Sulla strada del ritorno noto diversi posti di blocco della polizia; i controlli sono per cercare immigrati clandestini in fuga dal regime militare del Myanmar.

Japanese pool... fucking hot
Dopo aver acquistato una nuova fotocamera di merda decido di troncare per il momento la mia visita a Chiang Mai e partire per la celeberrima Pai in cui so che vorrò starci diverso tempo prima di esser costretto a uscire dal paese. Essendo Chiang Mai un importante snodo nel nord del paese so che comunque ci tornerò a breve.

Consiglio: dopo avere visto il nord dico...lasciate perdere il sud della thailandia..non ne vale la pena se non per le spiagge!! :)

A bientot.