venerdì 28 marzo 2014

15/02/14 - 01/03/14 - Himalayan Farm Project

Lascio Rishikesh di sera. Sul bus per la stazione incontro un ragazzo indiano che mi attacca bottone. Parlando del più e del meno mi spiega di essere di religione cattolica.. abbastanza particolare direi per il posto, per cui la curiosità è reciproca. Andiamo in station ad Haridwar insieme, il ragazzo mi paga ticket e the. Mi racconta come sia la vita qui per la minuscola comunità cristiana e le difficoltà che si trovano ad affrontare quotidianamente a causa degli attriti con le altre comunità. Credo sia una sorta di seminarista, mi dice come vari ragazzi lo chiamino (anche di sera o notte) per chiedere consiglio su problemi di ogni genere (e lui va a trovarli). Io dal canto mio gli faccio il parallelo con la situazione italiana, in cui la religione è vissuta, secondo me, per la stragrande maggioranza della popolazione, in modo distaccato e superficiale. Rimango molto colpito dai suoi racconti, mi rendo ben conto di come i nostri mondi siano agli antipodi (è anche difficile da spiegare..) e, dopo molti anni, per la prima volta, mi ritrovo a guardare da una prospettiva completamente differente quella che in teoria è la religione attuale della mia terra. Finisce che mi regala persino un rosario, che conservo con rispetto. In cambio io gli lascio un santino di Madre Teresa che avevo preso a Calcutta per mia nonna (!!). Mi mostra foto di matrimoni di suoi amici, mi invita a Delhi a cena ed a trovare la sua comunità, credo voglia fare un incontro di scambio culturale con dei ragazzi ecc ecc. Tutto sommato sono curioso ed interessato..in fin dei conti ogni esperienza fatta con persone locali è rimasta segnata profondamente dentro di me. Ci scambiamo i numeri e gli prometto di passare appena mi ritrovo a Delhi.. (..invece finisce che perdo il cellulare settimane dopo e quindi salta tutto). A pensare alla situazione ora mi viene da ridere: io, proveniente dal paese in cui la cristianità ha forgiato la storia e le persone degli ultimi 2000 anni, vengo "evangelizzato" da un ragazzo proveniente da un paese orientale a fortissima tradizione propria come l'India... Fatto sta che è stata una delle esperienze più particolari sotto questo punto di vista.

Il rosario

Mi infilo sul night train, che con un viaggettino tranquillo mi porta a Katgodam, un paesino minuscolo nei pressi del Nepal. Da li, seguendo le indicazioni del sito, mi faccio smollare da un bus nel mezzo della giungla... Carico di zaini e chitarra mi dirigo lungo il sentiero che porta verso questa famosa fattoria di permacultura, la "Himalayan farm project". 40 minuti di camminata dicevano..mi ritrovo a pascolare in un sentiero ripidissimo per due ore invece carico come un mulo!!! Sti cazzi! Convinto di essermi perso raggiungo invece la meta..sono devastato!

Il cammino di santiago...

Finally..
La farm è composta da due strutture principali: un casolare ultracentenario che cade a pezzi (camerate), ed un edificio in argilla costruito dai volontari stessi (cucina e spazio comune). Il resto è tutta vita all'aperto nei campi terrazzati (non che gli edifici siano spazi realmente al chiuso...). L'acqua arriva fresca da una fonte vicina, quindi, per la prima volta in India, si può bere diretto dal lavandino. Ci si lava col secchio con acqua gelida, il che ti scoraggia dal lavarti in questa stagione.. L'elettricità è fornita da un pannello solare che va solo quando il tempo è ovviamente bello..e comunque va usata il minimo indispensabile perchè si consuma easy. I cessi sono dei buchi in una piattaforma, gli "scarti" vengono trasformati, mescolati insieme a cenere e foglie secche in compost per i campi. Non c'è praticamente spreco in tutta la fattoria.. in 15 produciamo meno rifiuti di una persona che vive in città.
Con mia sorpresa mi viene detto che questa zona pullula di animali selvatici essendo un corridoio per la fauna. In particolare mi dicono c'è un cazzo di leopardo che vive 2-3 km più a monte, tra una grotta e i resti di un edificio. Inizialmente penso che mi prendano per il culo..ma poi mi rendo conto che così non è...la stalla, una stanza sotto la camerata è infatti vuota da alcuni mesi in quanto la mucca e il vitello sono stati uccisi di giorno dal leopardo. Mi cambia completamente la prospettiva della foresta intorno, che all'improvviso mi sembra più tetra e pericolosa. Non riuscirò più a camminare troppo tranquillamente qui; per la prima volta in vita mia mi sento una preda.......... In realtà dopo un pò ci si abitua a tutto, anche a questa situazione..ma di base è vietato uscire dopo il tramonto dal perimetro della farm ed è sempre meglio muoversi in gruppo quando si decide di andare in direzione monte. Devo dire che molti dei ragazzi se ne sono sempre sbattuti; alcuni dormono in terrazzo o in tenda sul monte nonostante il freddo.
PS: l'isolamento è totale.

Living in the woods
L'erba cresce selvaggia tutt'intorno la fattoria...
My shared room...un casino.
Sono venuto in questa farm per capire, ancora una volta, se alcuni dei grilli che avevo per la testa fossero solo grilli o qualcosa di più concreto. In particolare nella farm precedente in Thai non ho lavorato tanto se escludo la cucina..quindi vorrei capire se è una cosa che mi può piacere o meno.
Ma passiamo un pò alle dinamiche. Gli altri ragazzi qui presenti sono quasi tutti long-term volounteers..ossia sono qui da mesi e mesi, alcuni anche da anni..abbracciando questo progetto come stile di vita. Tutti vegetariani, tutti legati a movimenti o ambienti culturali "alternativi" e via dicendo. A livello di nazionalità ci sono tre macrogruppi: german, english e indian. Il lavoro è suddiviso in progetti a lungo termine quali pavimentazione, stesura mappa, preparazione pre-monsone, ricostruzione del tetto, .. compiti quotidiani "di gruppo" divisi a loro volta in 4 settori a rotazione: cucinare, pulizia cucina, watering dei campi, pulizia cessi e raccolta foglie. Oltre tutto ciò c'è ovviamente da prendersi cura dei campi, il lavoro principale consiste nello strappare le erbacce e preparare nuovi campi. Lavorare nei campi è abbastanza rilassante, si sta in gruppo, si canta e si chiacchera tanto. Sto bene in particolare con Akhil, un volontario indiano che gestisce un pò tutta la baracca...facciamo diversi discorsi su scienza e filosofia.. sulla situazione global/indiana legata al cibo e alla terra. E' una persona da cui sento di avere molto da condividere. Per il resto devo dire che non è stato facile integrarsi nei vari ruoli, in particolare perchè chi è qui da tempo ovviamente conosce e fa molto di più rispetto a chi è qua da poco.

German team cooking pakoras
Freya washing!
Si lavora in maniera abbastanza rilassata lungo tutto il giorno anche se spesso nel pomeriggio si cazzeggia abbastanza senza problemi. Nel tempo libero quasi tutti leggono..ci sono un sacco di libri disseminati per la fattoria... io mi sparo "100 years of solitude" di Marquez. Si cena verso le sette e mezza e si cerca di "rimanere in piedi" quanto meno fino le nove e mezza, dieci. La prima settimana, essendo stato molto umido e piovoso non abbiamo mai acceso nemmeno il fuoco di fuori quindi, quand'è cosi, si finisce per andare a letto molto presto anche solo per evitare il freddo notturno. In genere post cena non combiniamo molto, chiacchere o letture di libri ("animal farm" di Orwell) in collettiva.
Ma passiamo ad alcune note dolenti. Già dal terzo giorno di permanenza mi ammalo di brutto...e sto giro mi prende cattiva e pure con febbrona. Non riesco più a toccare cibo per 2 giorni se non pochissimo riso in bianco (in un occasione rubato pure dal gatto), dimagrisco a palla e mi ci vorrà più di una settimana a recuperare le energie. Ricordo che la sera prima di stare male abbiamo mangiato le classiche lenticchie ma superfritte e supercondite di spezie. Da questo giorno in poi ho un rifiuto fisico totale per il cibo che viene preparato quotidianamente...ossia porridge grano e acqua di mattina, e lenticchie/curry di verdure con chapati o riso per pranzo o cena. D'altronde i legumi e le spezie non fanno di certo bene ad uno che sta male di stomaco. Arrivo ad avere più di una mezza idea di lasciare la fattoria ma tengo botta... Mi ci vorrà una settimana prima di ricominciare a gustare il cibo con tutti gli altri..nel frattempo andavo avanti di qualche verdura lessata o similia. Ad un certo punto, quando ormai sto un pò meglio, decido anche di visitare il dottore in città. Tornare su per il sentiero senza forze è peggio che scalare il k2!
Ecco, visto che ho introdotto anche il discorso cibo, vale la pena raccontare la mia difficoltà più grande...quella della monotonia alimentare. Elemento 1: siamo in una stagione in cui i campi regalano poca roba.. radici, foglie da insalata e poco altro. Inoltre la farm esiste solo da pochi anni quindi non è ancora a regime; ad esempio gli alberi da frutta impiegheranno anni per crescere. Elemento 2: la filosofia della farm è quella di evitare cibo inscatolato, impacchettato, non locale e via dicendo. Elemento 3, il più pesante: siccome in qualche modo bisogna mangiare, il sostentamento è garantito da "gite" settimanali al mercato di Haldwani in cui si comprano tutti i prodotti essenziali. Vivendo però in un luogo raggiungibile solo a piedi e a costo di sforzi non indifferenti (trasportare in salita per 2 ore un sacco di 30kg di riso non è simpatico) bisogna ridurre al minimo anche il peso del cibo trasportato. Di conseguenza si prediligono cibi che "riempiono" la pancia (in particolare farina, riso e legumi, ossia la base del cibo indiano) a scapito di altre cose che finiscono in pochissimi giorni...ossia verdura e frutta. Ecco perchè ogni giorno si mangiano cose simili, non c'è molto spazio per sperimentare quando devi minimizzare il numero di verdure utilizzate. Forse sembrerà strano ma per uno che ama la cucina e ama mangiare è come vivere in prigione (per altre persone vedo che invece non è un grosso problema..credo dipenda molto appunto dal rapporto che avete col cibo). E' incredibile quanto si cominci a dare i numeri per un pezzetto di cioccolata o anche solo per un'arancia. E' qualcosa che stando in un posto dove l'abbondanza è la norma non si riesce minimamente a comprendere. Tuttavia quando sto meglio comincio a darmi da fare in cucina..in particolare preparo strozzapreti e tagliatelle..a chili e chili (senza sugo ma va bene lo stesso...)!

Tagliatella making in solitaria...3 ore di lavoro!
Se magnaaa! Ogni "seduta alimentare" è preceduta da un rito in cui si scandisce l'"OM" per tre volte stando in cerchio e tenendosi per mano. So chiude il rito baciando le mani del compagno a destra e sinistra.
Fortunatamente dalla seconda settimana sto molto meglio e comincio a godermi di più la vita da farm. Inoltre anche il tempo migliora tantissimo..infatti è arrivata la (brevissima) primavera himalayana che durerà circa per un mese..dopodichè comincia il caldo torrido fino a giugno in cui arrivano i monsoni.
La vita scorre abbastanza liscia, poche avventure se non un'uscita boschiva nelle lande del leopardo.

Sunset from the small temple dedicated to the spirit of this mountain.
Quindi, per concludere, che dire! E' stata un'esperienza complessivamente dura, più di quello che immaginavo...questo tipo di isolamento, con tutti i vari risvolti, in particolare quelli culinari, è forse qualcosa che non mi aspettavo. Posso tuttavia ricapitolare in questo modo:
- Cucina. Ho capito che è una delle poche cose nella vita che mi stimola totalmente. Cosa che fino pochi anni fa non mi sarei mai immaginato.
- Permacultura. Nonostante qui mi sia avvicinato di più al lavoro della terra ancora una volta è per me un concetto sfuggente..in particolare perchè in fin dei conti la struttura dei campi, qui come in thailandia, è abbastanza tradizionale..e non un "living garden". Ho compreso che non ho interesse a fare dell'agricoltura una sorta di lavoro su larga scala...lo "spirito" non mi si accende insomma come quando cucino. Tuttavia ho voglia di provarla su piccola scala (più simile al giardinaggio direi) ed in solitaria.
- Vita comunitaria. E' una cosa che amo se vissuta per periodi limitati. Credo che viverla in modo permanente sia una cosa molto molto diversa...
Posso aggiungere anche che forse il tempismo con cui ho scelto di andare nella farm non è stato ottimale. Prima di tutto perchè nel frattempo ho deciso che a metà marzo sarei rientrato in Italia (e di conseguenza, quando vivi le cose con una data di scadenza, ti cambiano tutte le prospettive..soprattutto in un luogo dove si dovrebbe vivere dimenticandosi completamente del mondo esterno) e secondo perchè rientrare in una comunità dopo due mesi di vita completamente solitaria e indipendente è stato un pò un pugno nello stomaco. 


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