domenica 24 novembre 2013

11/11/13 - 19/11/13 - Laos del sud

Dopo 3 notti a Vang Vieng ne abbiamo abbastanza, l'atmosfera qui per quanto rilassante non è delle migliori; infatti i nativi ci vedono un po troppo come macchine da soldi considerato che dovrebbe essere un posto "easy".
Decidiamo di dirigerci a sud, nella capitale Vientiane. In città non c'è poi molto da vedere escluso un arco in stile semi-francese. Per essere una capitale il posto è davvero modesto; persino i palazzi "del potere" sono piccoli e sonnolenti..sembra che la vita dei laotiani sia abbastanza tranquilla e poco influenzata, fortunatamente, dal partito. Restiamo in città ben tre notti in quanto necessitiamo tutti del visto thailandese. Infatti richiedendolo all'ambasciata Thai si ottiene un permesso valido 30 giorni (25 euri) mentre se lo si chiede diretto al confine se ne ottiene uno di 15 giorni (ma è gratis in questo caso). Nell'ambasciata incontro un sacco di gente nota! Un ragazzo italiano conosciuto a Vang Vieng, 2 ragazzi del gruppo dei finlandesi conosciuti a Koh Tao e persino un ragazzo che ha viaggiato con la Linda l'anno scorso (se passo a Koh Tao ti contatto Gian!). Craazy.. Sembra incredibile, si percorrono migliaia di chilometri in tutto il subcontinente ed alla fine è quasi più facile incontrarsi in questo modo che nella propria città in Italia con i propri amici... Ormai in testa ho una sorta di radar mentale che mi dice dove sono tutti gli amici conosciuti e so che è che è semplice ribeccarsi..in fondo siamo tutti sul "banana trail". Una mattinata ci ritroviamo infatti per colazione anche con Jesse e consorte, venuto anch'egli per il visto da Chiang Mai, posto in cui vive e dove mi riprometto di andarlo a trovare presto.

L'arco
Per quanto riguarda il cibo alterno colazioni stile francese, baguette a gogo + lao coffee, e ristoranti indiani, l'opzione migliore per cibo vegetariano a basso costo. Purtroppo col cibo  di strada casco male..non esiste praticamente il concetto di vegatarianesimo qua. Anche chiedendo una zuppa di noodles con verdure ci si trovano galleggiare pezzi minuscoli di fegato e altre parti strane..

Beerlao Dark. Best beer in the world lol!
Tipica bancarella di cibo. Ah, gli spiedini di uova contengono credo embrioni di anatra..
In generale passiamo le giornate tra l'ambasciata e giri in bicicletta. Siamo anche fortunati a beccare la festività buddhista più importante del paese, il That Luang Festival, che si tiene intorno un importante tempio. Ci andiamo senza indugi; scopriamo che il grosso della festa in realtà non è a sfondo religioso ma è invece un insieme di stand che sponsorizzano a tutto volume bevande energetiche, auto e via dicendo con un intorno di bancarelle di cibo tutte uguali. Sembra una San Gregorio estremizzata. Ci infiliamo nel "BeerLao Garden" dove suona un gruppo locale e dove ci rendiamo conto di essere gli unici occidentali in mezzo a migliaia di giovanissimi laotiani intenti a bere giraffe di birra. La situazione è abbastanza imbarazzante in quanto abbiamo tutti gli occhi puntati su di noi ma tuttavia la serata si rivela una figata, una delle più assurde passate qua!! Ogni tavolo mi chiama per brindare o per offrirmi varie birre..mi sembra di essere Tom Cruise sul red carpet (!!!). Finisco per bere non so quante birre tutta la notte. Riflettendo su quanto vissuto suppongo che per questi ragazzi, probabilmente rampolli della piccola borghesia della città, l'essere a contatto con un occidentale (in un contesto che definire brillo è dire poco) rappresenti la voglia di apertura verso l'occidente, in particolare verso l'america e la camionata di prodotti "fighi" che il capitalismo comporta.

Crazyness level 10000
Seguendo i consigli della Lonely Planet continuiamo il viaggio in direzione sud, verso la Konglor Cave. Il posto è veramente disperso in campagna, lontano dalla main road nord-sud. La caverna è particolare nel senso che è un lungo ed enorme tunnel naturale in cui scorre un fiume abbastanza impetuoso. La visita è composta quindi in gran parte da un lungo giro in barca che ricorda appunto una corsa in autostrada. All'uscita mi addormento su un tronco vicino al fiume e mi ritrovo un serpente ad un paio di metri da me, precisamente sulla mano di Mylene lol (uscita indenne).

Konglorrr
La parte interessante per me non è stata tuttavia la visita alla caverna quanto l'aver soggiornato in un villaggio di campagna totalmente isolato, a stretto contatto con la famiglia che ci ha ospitato.

La piccoletta di casa :)
Life is simple part 1000
Terminata la visita continuiamo a sud, ma ci rendiamo conto che lasciare il villaggio è molto più complicato che arrivarci. L'unico mezzo per tornare sulla lontanissima strada principale sono i tuk tuk...non riusciamo nemmeno a contrattare sul prezzo in quanto sanno che siamo fregati e non abbiamo altra scelta (e come se la ridono!). Ci spariamo qualcosa come 6-7 ore di tuk tuk fino a Tha Khek e da li, dopo una cena lungo il Mekong, diretti fino Pakse col bus notturno. Dormire su sti bus è dannatamente difficile, anche avendo due posti non riesco a ranicchiarmi a dovere..tuttavia ormai ho sviluppato una tecnica lol. Purtroppo vengo svegliato con una panacca e un urlo da un tuk tuk driver (ma sei fuori di testa??)..ci ritroviamo nel mezzo di nulla ancora una volta.. Il gioco è questo: tu prendi il bus locale per una certa città e questo ti scarica in realtà a 5-6 km da essa costringendoti spesso a prendere un fottuto tuk tuk per il centro. Bello scam. Funziona un pò tutto così in Laos..e dopo un pò diventa molto stancante contrattare all'infinito e pretendere un trattamento migliore.
Da Pakse l'obiettivo è quello di raggiungere l'ultima faticosa tappa del viaggio in Laos, le 4000 isole. Queste fanno parte di un arcipelago interno al fiume Mekong che in questo punto si allarga enormemente tanto che è impossibile vedere l'altra sponda (questo perchè in realtà la vista è ostruita appunto da isole su isole). Prendiamo il ticket per un minivan 9 posti quando ci rendiamo conto, ormai tardi, che il van è pieno..ci rifilano due sgabelli appoggiati alla meno peggio. Ci rifiutiamo di viaggiare in ste condizioni a pari prezzo e inizio veramente a sbroccare. Riusciamo fortunatamente a prendere un bus locale (un grosso tuk tuk in realtà) in compagnia di sola gente del posto. Altro viaggio devastante arricchito però da alcune scene rustiche ma piacevoli. A partire dalla Konglor Cave ci siamo fatti quasi 24 ore di viaggio credo.

Vendita di cibo sul bus locale
Prendiamo un paio di bungalow sull'isola principale, Don Det, a 3 euri a testa. Finalmente ci rilassiamo per ben 4 notti qua :) I nostri vicini di bungalow sono due ragazzi conosciuti a Pai ed arrivati fino qui in autostop..incredibbile..ma ormai non mi stupisco più di ste coincidenze. L'isola è un vero paradiso, un'enorme distesa di riso arricchita da abitazioni semplici e tanti ma proprio tanti animali che razzolano ovunque. Il "centro" altro non è che un tratto di via lungo 100m con diversi ristoranti e l'immancabile reggae bar in cui ci passo inevitabilmente ogni serata. La popolazione locale è fantastica, si riesce a percepire ed apprezzare la loro serenità ed il loro stile di vita semplice ed autosufficiente. Stando in posti come questi è inevitabile porsi molte domande relative al cosa sia la felicità ed alle cose veramente necessarie per ottenerla.

Finalmente riposo
Tramonto dal bungalow
Scene che in Italia esistono solo nella memoria dei nostri nonni
Qua ci si diverte con poco, ad esempio infastidendo un farang!
Passiamo un paio di giornate al riposo totale, una a girare in bicicletta ed un'altra a fare una lunga sessione di kayaking sul Mekong (prima escursione organizzata del viaggio!) durante la quale veniamo assaliti da parecchie sanguisughe. Sti piccoli vermetti si appiccicano di brutto e se li stacchi dai piedi ti rimangono attaccati alla mano -.- . Imparo dalla guida anche il significato del termine "Farangs" che avevo già incontrato in precedenza. E' l'appellativo che i locali usano verso gli uomini bianchi, parola usata in origine solo verso i coloni francesi (infatti credo voglia dire proprio "francesi") e poi estesa a tutti. La guida giura che non è un termine dispregiativo ma a me suona tanto il duale del nostro "musi gialli". Crrrazy farangs!!!

Kayak dream team lol
L'ultimo giorno, mentre ci polleggiamo su una spiaggia, un signore inglese muore 500 metri più a monte, trascinato dalla corrente in una cascata minore. Veniamo a saperlo appena tornati al campo base. Questo fatto, come un pugno, ricorda che per quanto qui tutto sembri possibile e easy ci possono essere delle conseguenze da pagare se non si pone la giusta attenzione. La prudenza va mantenuta sempre anche se a volte è veramente facile dimenticarsene in preda all'adrenalina di mille avventure.
Concludo il capitolo sul Laos dicendo che è un posto che apre veramente gli occhi...che merita 10000 volte la fatica per raggiungerlo e girarlo. Se venite in queste zone ed avete il tempo, non fermatevi solamente alle isole della Thailandia, c'è un tesoro enorme dietro da scoprire da queste parti!


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